29/12/2011, 00.00
SIRIA
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Siria: la Lega araba decide l’invio di altri 26 “osservatori”

Ancora morti e manifestazioni nel Paese, mentre gli osservatori internazionali compiono la loro missione in mezzo a difficoltà. Pressioni da Francia e Russia perché la missione si muova liberamente. Cina e Stati Uniti invitano alla pazienza e ad avere fiducia nell’esito dell’inchiesta.
Damasco (AsiaNews/Agenzie) - La Lega Araba ha deciso di inviare a Damasco altri 26 osservatori che andranno ad aggiungersi ai 50 già presenti da alcuni giorni nel Paese, nell'ambito del protocollo arabo per la fine delle violenze in Siria. Intanto il segretario della Lega Araba, Nabil al-Arabi, riceverà oggi nei suoi uffici del Cairo il leader del Consiglio nazionale siriano, Burham Ghalioun. Nel frattempo secondo fonti degli attivisti, almeno 13 persone sarebbero morte ieri in una nuova ondata di violenze. Sei sarebbero le persone uccise durante le dimostrazioni avvenute ad Hama, nella Siria centrale. Invece a Deraa, nel sud del Paese, città fra le prime a manifestare contro il regime di Bashar al-Assad, soldati dissidenti avrebbero ucciso almeno quattro soldati siriani, secondo fonti di un gruppo dei diritti umani con base nel Regno unito (nella foto: soldati dissidenti a Deraa sparano contro l’esercito).

Crescono intanto le polemiche e le pressioni intorno alla missione degli osservatori internazionali della Lega araba. Il ministro degli Esteri francese ha affermato che gli osservatori “devono avere il permesso di viaggiare ovunque liberamente e di avere i contatti necessari con la gente”. Anche il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, ha esortato la Siria a garantire la massima libertà agli osservatori. “Lavoriamo costantemente con la leadership siriana chiedendo che cooperi pienamente con gli osservatori della Lega araba, per creare condizioni di lavoro agevoli e libere”. La Cina vede con favore l'indagine condotta dagli osservatori della Lega araba in Siria. Lo ha detto oggi il portavoce del ministero degli Esteri di Pechino, Hong Lei. In una conferenza stampa, Hong ha detto che la Cina ''spera di vedere sforzi congiunti di tutte le parti in causa per la sostanziale attuazione del protocollo degli osservatori così da creare le condizioni per la corretta soluzione della crisi siriana''. Ma un attivista a Homs ha dichiarato che alcune delle famiglie i cui congiunti sono morti nelle violenze hanno rifiutato di incontrare gli osservatori perché erano scortati da ufficiali dell’esercito.

Oggi gli osservatori stanno compiendo viaggi a Homs, Idlib, e Deraa, e a fronte delle polemiche e delle proteste, Washington invita alla pazienza. “Era solo il primo giorno” ha dichiarato il portavoce del Dipartimento di Stato, Mark Toner. “Dobbiamo lasciare che questa missione si metta in moto e funzioni. Lasciamo che facciano il loro lavoro e poi diano il loro giudizio”. Assad ha affermato che un eventuale intervento esterno potrebbe essere la scintilla di una crisi regionale. E sostiene di stare combattendo terroristi islamici, appoggiati dall’esterno, che avrebbero ucciso fino ad oggi più di duemila uomini delle forze di sicurezza. Secondo l’Onu più di cinquemila persone sono morte in Siria dall’inizio delle manifestazioni. Non è possibile una verifica indipendente delle notizie, perché l’ingresso nel Paese ai giornalisti stranieri è proibito.
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