18/10/2004, 00.00
MYANMAR
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Sistematica persecuzione religiosa in Myanmar

Yangon (AsiaNews) – La violazione della libertà religiosa in Myanmar è sistematica e colpisce in modo indistinto cristiani, musulmani e in alcuni casi anche i buddisti. Un rapporto di Forum 18, organizzazione impegnata per la libertà religiosa, denuncia le violenze del regime militare al governo nel paese. Sebbene il problema dei diritti umani in Myanmar sia stato uno dei temi principali dell'ultimo incontro Europa - Asia (Asem) - 7 al 9 ottobre scorso ad Hanoi, Vietnam - in molti criticano la posizione poco decisa della comunità internazionale verso il problema. Il vescovo e premio Nobel, mons. Demond Tutu ha detto che "le parole di accusa pronunciate dai leader mondiali contro il regime birmano rischiano di essere inutili se non si trasformano in azioni".

Di seguito riportiamo un breve prospetto della situazione della libertà religiosa nelle principali comunità del paese.

Cristiani

La comunità cristiana più consistente vive nello stato Chin, nord-ovest del paese. In questa zona ai confini con l'India, i cristiani sono il 90% della popolazione. Attivisti per i diritti umani hanno dichiarato che "i Chin cristiani del Myanmar subiscono persecuzioni sistematiche". La giunta militare è accusata di inviare centinaia di missionari buddisti nella zona per convertire i cristiani. A coloro che abbandonano il cristianesimo vengono concessi particolari privilegi come provviste extra di riso, l'opportunità di frequentare scuole prestigiose e l'esenzione dai lavori forzati. Ai cristiani non è permesso di riunirsi in luoghi costruiti meno di 100 anni fa; nel 2001 sono state chiuse più di 80 chiese intorno alla capitale Yangon. I cristiani devono avere permessi dalle autorità locali per ogni raduno di oltre 5 persone diverso dalla messa domenicale. Dal 1994 tutte le richieste per costruire nuove chiese vengono negate. Le autorità allontanano i bambini chin dalle famiglie offrendo loro una buona educazione; ma invece che in scuole i piccoli vengono portati in monasteri buddisti e costretti a diventare monaci. I bambini, tutti intorno agli 11 anni, a volte non rivedono più i loro parenti. Nello stato Chin è vietato stampare Bibbie; solo nel 2000 ne sono sequestrate e bruciate circa 16 mila copie. L'utilizzo del lavoro forzato come mezzo per impedire la celebrazione di determinate festività religiose è documentato anche dall'Organizzazione internazionale del lavoro. L'anno scorso i militari hanno ordinato agli abitanti di un villaggio di lavorare durante tutto il periodo natalizio impedendo loro di celebrare il Natale e il Nuovo Anno: i cristiani dovevano trasportare a mano gli approvvigionamenti alimentari e le munizioni per i soldati.

Musulmani

Anche la comunità musulmana è oggetto di persecuzione religiosa. I più colpiti sono i membri della minoranza Rohingya nello stato di Rakhine, Myanmar occidentale. Si può dire che questa gente non abbia terra: gli è negata la cittadinanza birmana, il governo ne confisca le proprietà in modo arbitrario, distrugge le loro abitazioni e brucia le coltivazioni. In migliaia sono emigrati in Bangladesh. L'intolleranza religiosa verso i musulmani interessa anche altre zone. Rifugiati dei campi profughi al confine con la Thailandia raccontano di essere stati costretti a mangiare maiale dai militari, che volevano così umiliare la loro pratica religiosa.

Buddisti

Anche i buddisti sono oggetto di persecuzione religiosa quando esprimono posizioni differenti da quella del governo. Il gruppo etnico degli Shan, nord-est del paese, è per la maggioranza buddista, ma deve affrontare gli stessi tipi di soprusi subiti da cristiani e musulmani: stupri, lavoro forzato e discriminazioni.Le intimidazioni del regime arrivano anche fuori confine: la moglie dell'ambasciatore birmano in Inghilterra ha avvertito i monaci buddisti di Londra, Birmingham e Manchester di non unirsi alle cerimonie del monastero di Colindale - Londra nord – per il suo appoggio ai gruppi democratici in esilio. Ai monaci che non obbediscono verrà ritirato il passaporto.

Su una popolazione di 46.298.000 abitanti i buddisti sono il 72,2%, i cristiani l'8,3% e i musulmani il 2,4%.

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