30/12/2003, 00.00
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Solidarietà nel terremoto, nuovi rapporti oriente-occidente

di Bernardo Cervellera

Intervista all'On. Roberto Toscano Ambasciatore d'Italia a Tehran

Tehran (AsiaNews) – Il bilancio delle vittime del terremoto di Bam sale sempre di più. Secondo alcune indiscrezioni potrebbe salire fino a 50 mila morti. Ma intanto la situazione a Teheran è commovente. Ad ogni angolo di strada persone di tutti i ceti raccolgono acqua, cibo, vestiti per i terremotati. In soli 48 ore gli iraniani hanno raccolto più di 10 mila litri di sangue per le trasfusioni. Fra i beni per l'emergenza mancano ancora buste di plastica per i cadaveri, gli assorbenti per le donne, macchine per i raggi X. La solidarietà iraniana vive fianco a fianco con la solidarietà internazionale. Fino a pochi mesi fa l'Iran era elencato fra i paesi dell'asse del male. Poi, dopo l'intervento in Iraq e la vicinanza con gli americani, il governo di Tehran ha compiuto dei passi importanti: accettare l'ispezione nucleare dell'Onu, bloccare gli arricchimenti di uranio, togliere ogni appoggio ad Al-Qaeda e alla cosiddetta "resistenza irakena"

Alcuni studenti iraniani hanno detto ad AsiaNews che durante i bombardamenti americani a Baghdad gli studenti hanno lanciato una campagna per e-mail in cui chiedevano agli Stati Uniti di venire a bombardare anche l'Iran per sbarazzarsi del governo degli ayatollah.

Uno studioso intervistato oggi dal Telegraph dice: "Almeno 90% della gente in Iran è insoddisfatta. Il regime qui è crudele. Dobbiamo aprire le porte. Io sono per la modernizzazione della vita, delle regole sociali. Abbiamo bisogno di un sistema moderno".

In Iran la disoccupazione è ufficialmente al 14%, ma le cifre reali sono quasi il doppio; il costo della vita cresce sempre più insieme all'inflazione; la corruzione degli ayatollah è ai suoi massimi livelli. Molti iraniani sono delusi anche da Khatami, che è costretto a subire i dettami dei mullah e non ha mantenuto le promesse di una maggior liberalizzazione della società.

Il terremoto e la solidarietà internazionale avranno conseguenze politiche? AsiaNews ha rivolto al telefono alcune domande all'on. Roberto Toscano, Ambasciatore d'Italia a Tehran. L'on. Toscano, 61 anni, è in Iran da 6 mesi. Ha lavorato come diplomatico in Cile, URSS, Spagna, Stati Uniti, all'ONU di Ginevra. Ha anche insegnato Relazioni Internazionali alla Luiss.

 

Onorevole, quale impatto avrà il terremoto?

Forse si può dire che anche dai disastri può nascere qualcosa di buono. La solidarietà che la comunità internazionale sta dimostrando sta cambiando la percezione che gli iraniani hanno di sé. Dicono : "Non siamo soli, non siamo dei reietti". Ma anche dall'esterno c'è una nuova percezione: ci si rende conto che qui vi sono degli esseri umani che soffrono come noi e rispondono alle tragedie col dolore e con l'aiuto, come noi. E tutto questo fa mettere da parte le differenze di religione e politica, mettendo in luce la comune umanità.

Come si tradurrà tutto questo dal punto di vista politico e dei rapporti internazionali non lo sappiamo ancora. Certo è che questa nuova esperienza dovrà affrontare il problema della convivenza politica. Da tempo il presidente Khatami sottolinea un rapporto e un dialogo fra le civiltà come unica strada alla convivenza mondiale. Per noi italiani, poi questo dialogo è più facile. Qui in Iran vi sono radici culturali antiche, gli iraniani sono un popolo colto. La nostra letteratura (da Dante a Manzoni a Calvino) è tradotta in persiano. Insomma ci si accorge che la gente qui è meno diversa da noi di quanto uno si aspetti.

 

Ma c'è differenza fra la gente e la leadership iraniana?

 In questo momento vi è un grande sussulto di solidarietà. Vi sono certo polemiche fra popolo e leadership, ma molto meno  rispetto a noi in Italia. La solidarietà forte di questi giorni fa sperare per il futuro. La gente comincia a dire: visto che siamo vittime di catastrofi naturali, forse dovremmo evitare di aggiungere dolore a dolore, affliggendoci con catastrofi prodotte dall'uomo. Questo non significa che la convivenza adesso diverrà facile, ma aiuterà a giocare i criteri di solidarietà anche in tutti gli altri temi politici ed economici.

 

L'Iran si trova in una zona dove è in atto una guerra contro il terrorismo islamico, da molti vista come una guerra fra occidente e oriente. Lei pensa che questa solidarietà possa influenzare o cambiare questa tensione?

Cambiare forse no, ma discriminare, distinguere sì. Non tutti i musulmani sono fondamentalisti e non tutti i fondamentalisti sono terroristi. Il pericolo che corriamo, oriente e occidente, è quello di ridurre l'altro a una caricatura. Questo dolore e questa solidarietà aiutano a domandarsi chi c'è, quale volto si nasconde dall'altra parte.

 

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