24/06/2004, 00.00
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Sotto processo la libertà di espressione

Mosca (AsiaNews/Agenzie) – Il  totalitarismo sovietico è finito più di 10 anni fa, ma in Russia la libertà di espressione ancora è sotto processo.Accuse di "insulto ai credenti ortodossi" e di "incitamento all'odio religioso" sono state rivolte dallo Stato e dalla Chiesa ortodossa agli organizzatori della mostra d'arte "Caution, Religion".

La mostra prendeva di mira gli abusi commerciali compiuti contro la religione. Per Yury Samodurov, Lyudmila Vasilovskaya e Anna Mikhalchuk, i 3 organizzatori dell'esposizione, sono stati chiesti 5 anni di prigione e 27 mila dollari di multa. L'accusa: l'organizzazione della mostra tenutasi nel gennaio 2003 al Museo Andrei Sakharov di Mosca. I tre accusati si sono presentati il 15 giugno alla corte distrettuale di Tagansky, nella capitale.

"Se veniamo condannati, significa che la Chiesa ortodossa è una forza capace di limitare l'espressione artistica, proprio come i comunisti hanno fatto per decenni" ha affermato Samodurov, direttore esecutivo del Sakharov Center. Ma Alexander Chuyev, deputato del partito nazionalista Rodina, ha affermato che "i limiti alla libertà di espressione non vengono dalla Chiesa ortodossa, ma da una legge che proibisce l'offesa al sentimento religioso". Chuyev aveva accusato la mostra d'arte "Caution, Religion" già lo scorso anno.

Tra le 42 fotografie e rappresentazioni che, secondo Samodurov, "vogliono suscitare la  riflessione, e non l'odio" c'è una finta pubblicità della Coca Cola con il volto di Cristo e la scritta "Questo è il mio sangue"; una grande icona in stile bizantino in cui i visitatori possono mettere le loro teste; un trittico di tre uomini crocifissi su una croce, su una stella rossa e una svastica.

"Non c'era nessun intento antireligioso nell'iniziativa: si è voluto dare agli artisti la possibilità di esprimere il loro rapporto con le istituzioni e le manifestazioni religiose, sia in positivo che in negativo" afferma Samodurov. Che così spiega le opere sopracitate: "Il trittico era un avvertimento contro il fondamentalismo, mentre l'immagine di Cristo e della Coca Cola era una protesta contro la commercializzazione della religione".

Appena 4 giorni dopo l'apertura della mostra, 6 estremisti ortodossi avevano compiuto un raid contro il museo, imbrattando i dipinti con frasi offensive contro l'esposizione. Il Centro Sakharov aveva presentato una denuncia per vandalismo contro i 6 assalitori, liberati dopo una grande dimostrazione di appoggio da parte della Chiesa ortodossa. Chuyev e altre personalità pubbliche avevano approvato il raid, dicendo che i 6 avevano fatto quello che era in loro potere per fermare un crimine. Molte di queste personalità hanno deposto al processo come testimoni: "Ogni libertà di espressione deve essere regolata dalla legge" ha argomentato Chuyev.

Samodurov nega che gli artisti abbiano usato i simboli religiosi in modo offensivo, anche se ha ammesso che anche lui è stato shockato da alcune opere. "Provo sofferenza nel comprendere il punto di vista che esse manifestano" ha spiegato. Molti lavori artistici criticano la Chiesa ortodossa per il suo tentativo di porsi come "guida ideologica e politica nel Paese", una posizione già occupata in precedenza dal partito comunista.

Sumodurov sostiene che le critiche alla crescente influenza degli ortodossi hanno disturbato la Chiesa ortodossa più di quanto essa vuole ammettere. Chuyev ritiene che, mentre Samodurov e il Sakharov Center combattono per un nuovo diritto di espressione in Russia, la libertà di praticare il proprio culto resta ancora un privilegio insicuro.

Il processo contro il Sakharov Center arriva alcuni giorni dopo la decisione del governo di rafforzare la norma restrittiva contro i Testimoni di Geova, decisa dal tribunale di Mosca lo scorso marzo e appoggiata da rappresentanti ortodossi. (JC)

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