09/11/2010, 00.00
INDONESIA - USA
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Speranze e critiche: cristiani e musulmani accolgono Barack Obama a Jakarta

di Mathias Hariyadi
Il vescovo di Bandung spera che la visita del presidente Usa aiuti a potenziare il dialogo interreligioso e la tolleranza. Musulmani moderati chiedono l’attuazione delle promesse del Cairo su un “nuovo inizio” nei rapporti con l’islam. Altri chiedono che gli Usa si impegnino per il Medio oriente senza privilegiare Israele.
Jakarta (AsiaNews) – Il presidente Usa Barack Obama è atterrato solo da poche ore nella capitale indonesiana e da parte cristiana e musulmana si moltiplicano i commenti, le speranze e le critiche su questa visita di meno di un giorno nel Paese.
 
L’Indonesia si è auto-battezzata la “seconda patria” di Obama, che qui ha vissuto per quattro anni nella sua infanzia. E in nome di questa amicizia, Obama è chiamato “Barry”, col nomignolo che aveva ricevuto dai suoi compagni di classe delle elementari.
 
Il vescovo di Bandung, mons. Johannes Pujasumarta Pr, ha detto ad AsiaNews che egli spera dalla visita di Obama un incremento nel dialogo interreligioso e una maggiore armonia e pace fra cristiani e musulmani nel Paese. Parlando in qualità di segretario della Conferenza episcopale indonesiana, mons. Pujasumarta ha sottolineato alcune sfide che la nazione islamica più popolosa del mondo si trova ad affrontare: intolleranza, corruzione, povertà. “I cristiani- continua – sono meno del 10% su una popolazione di 250 milioni. Ma anche noi vogliamo raccogliere la sfida per promuovere pluralismo, dialogo, rispetto, libertà, democrazia, dignità umana”.
 
Jusuf Wanadi, un docente cattolico del Jakarta Centre for Strategic International Studies (Csis), mette in luce il valore strategico della visita del presidente americano. Di fronte alla crescita d’influenza della Cina, egli spiega, l’occidente – e gli Usa – vogliono far vedere che anche la loro influenza non si è sbiadita. Secondo Wanadi, la visita mostra che gli Usa hanno bisogno di partner per risolvere problemi regionali e globali e l’Indonesia è uno di questi, dato che nel 2011 Jakarta sarà il presidente di turno dell’Asean.
 
Fra i musulmani vi è attesa per il discorso che Obama farà domani alla moschea Istiqlal, considerato da molti analisti una specie di continuazione del discorso al Cairo per “un nuovo inizio” di rapporti fra Stati Uniti e islam (Cfr.: AsiaNews.it, 04/06/2009 Barack Obama per “un nuovo inizio” nel rapporto con l’Islam).
 
Il prof. Din Syamsuddin, capo dell’organizzazione musulmana moderata Muhammadiyah, la seconda del Paese, ha dichiarato che la visita di Obama dovrebbe essere considerato il “secondo passo” nell’attuare le promesse del Cairo.
 
In Indonesia vi sono gruppi estremisti islamici che vedono gli Stati Uniti come nemici dell’islam e rigettano la visita.  Slamet Effendy Jusuf, vicepresidente della Nahdlatul Ulama, l’organizzazione islamica moderata più diffusa, non si preoccupa delle reazioni estremiste. Egli però avverte il suo presidente Yudhoyono di suggerire alla sua controparte che “la cooperazione bilaterale dovrebbe essere basata su mutui rispetti e benefici”.
 
Abdillah Toha, docente e scrittore islamico, critica invece Barack Obama perchè non ha attuato le promesse del Cairo. I musulmani – egli dice – si sentono traditi da lui per il silenzio tenuto a proposito dell’attacco israeliano contro la flottiglia turca, avvenuto alla fine di maggio. Toha parla di “fallimento americano” nell’esercitare pressioni su Tel Aviv sulle questioni mediorientali. “Tutto questo – conclude – cancella le speranze fra i musulmani e fa pensare che Obama non sia serio nel voler mantenere le promesse del Cairo”.
 
Ahmad Ghozali, un comune cittadino di Majalengka (West Java), ha scritto oggi su un forum via internet: “Signor presidente, la prego di convincerci che è davvero serio nel servire il mondo come operatore di pace e amante della pace. Getti via l’ipocrisia che i suoi predecessori hanno sempre mostrato. Getti via le sue politiche della doppia misura sulle questioni palestinesi”.
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