21/07/2009, 00.00
SRI LANKA
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Sri Lanka: 2,5 miliardi di dollari dal Fondo monetario, ma il governo dimentica i poveri

di Melani Manel Perera
Il prestito è destinato alla ricostruzione post-bellica e a contrastare la crisi economica globale. Ma nel Paese ci sono intere fasce della popolazione che pagano le scelte di Colombo che punta sulle esportazioni, aumenta le tasse e danneggia la produzione interna, colpendo soprattutto le donne ed i lavoratori artigianali come i pescatori.
Negombo (AsiaNews) - Il Fondo monetario internazionale (Fmi) è pronto ad approvare un prestito di 2,5 miliardi di dollari allo Sri Lanka per la ricostruzione ed il rilancio dell’economia del Paese dopo gli oltre 25 anni di guerra tra esercito e Tigri tamil e nel bel mezzo di una crisi globale. L’accordo è atteso per il 24 luglio e il Fondo stanzierà subito 313 milioni di dollari per permettere al Paese di far fronte alla perdita di riserve internazionali, alla fuga di capitali e al deficit cronico.
 
Per Nivard Cabraal, governatore della Banca centrale di Colombo, il prestito “apre nuove opportunità per lo Sri Lanka” e “avrà in impatto molto significativo sul rating del Paese”. Tra gli abitanti dell’isola invece cresce il malumore e la preoccupazione per una politica che punta sulle esportazioni a danno della produzione interna e delle fasce meno protette della società, soprattutto le donne ed i lavoratori artigianali come i pescatori.
 
Geetha Lakmini Fernando, segretaria esecutiva del National Fisheries Solidarity movement(NAFSO), dice ad AsiaNews che al Paese servono non sono solo i prestiti del Fmi, ma una diversa politica economica. “Per battere la crisi, finanziare la guerra e sanare il gap della bilancia dei pagamenti il governo ha finito per aumentare le tasse è così i prezzi di carburante, macchinari e veicoli, di generi alimentari di base come riso, zucchero e dhal sono saliti”. La decisioni delle autorità di Colombo di attingere alle riserve di valuta estera, emettere buoni del tesoro per un valore di 20,2 miliardi di rupie (oltre 175 milioni di dollari) o stampare nuova moneta comporta “un aumento del costo dei beni di prima necessità, degli interessi bancari e dei prestiti - afferma la Fernando - che ricade soprattutto sulla popolazione rurale. Una famiglia che per vivere spendeva circa 1000 rupie a settimana, ora deve calcolarne almeno 1500, se non di più”.
 
La fascia più colpita della popolazione è quella delle donne che hanno perso il marito in guerra o per lo tsunami ed ora sono capo famiglia. “Sono circa 89 mila - spiega la Fernando - e vivono nel nord e nell’est del Paese dove i casi di denutrizione e fame sono in aumento. Nella sola Trincomalee la percentuale di bambini sotto i 5 anni che soffrono di malnutrizione è al 24% ”.
 
La crisi economica e le scelte attuate dal governo colpiscono anche gli artigiani e l’economia di sussistenza. “Negli ultimi anni – dice la segretaria del Nafso – i piccoli pescatori hanno subito un aumento del prezzo del carburante del 300% rispetto al 2007” e “la crescita delle importazioni di pesce in scatola, crudo ed essiccato ha evidenti ricadute sui loro già poveri guadagni”. Allo stesso tempo, “nonostante i pescatori artigianali raccolgono il 65% del pescato dello Sri Lanka, il governo punta sulla pesca in mare aperto e snobba quella costiera, tradizionale e essenziale per la sussistenza di intere famiglie”. Per la Fernando “la liberalizzazione indiscriminata dell’economia sta generando disastri nel Paese non solo perché colpisce le fasce più povere, ma perché stravolge le tradizioni della popolazione”.
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