15/01/2009, 00.00
PAKISTAN – INDIA
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Strage di Mumbai, è guerra diplomatica fra India e Pakistan

di Qaiser Felix
Islamabad giudica “informazioni” e non “prove concrete” gli elementi del dossier consegnato da New Delhi. Capo delle forze armate indiane definisce la guerra “l’ultima spiaggia”. Islamabad arresta 124 sospetti e chiude 5 campi di addestramento di Lashkar-e-Taiba.

Islamabad (AsiaNews) – È guerra diplomatica fra India e Pakistan sul dossier consegnato da New Delhi a Islamabad, in cui sarebbero contenute le prove del coinvolgimento di “elementi pakistani” negli attacchi terroristi a Mumbai del 26 novembre scorso. Ieri il governo pakistano ha definito “informazioni” e non “prove concrete” gli elementi contenuti nel rapporto e, attraverso il ministero degli esteri, si è detto “dispiaciuto” perché l’India invece di rispondere in “maniera costruttiva” continua “a innalzare il livello di tensione”.

Pronta la risposta della controparte indiana, secondo cui “la reazione del Pakistan..... potrebbe minare i rapporti fra due nazioni, dotate entrambe di armi nucleari”. E i vertici militari indiani ribadiscono che – pur scongiurandola – considerano la guerra “l’estrema ratio”

Muhammad Sadiq, portavoce del ministero pakistano degli esteri, ribadisce “gli sforzi del governo per stemperare la tensione nell’Asia del sud” e il desiderio di “cooperare con l’India” alla quale consegnerà i risultati dell’inchiesta interna sui fatti del 26 novembre. Nella polemica fra India e Pakistan si inserisce l’intervenuto del capo delle forze armate di New Delhi, generale Deepak Kapoor, il quale ricorda che “in India vengono mantenute aperte tutte le opzioni” e la guerra resta “l’ultima spiaggia”. Una affermazione alla quale Islamabad risponde invitando “i due Paesi a lavorare insieme sulle sfide comuni che interessano la regione”, piuttosto che “orchestrare una campagna politica e diplomatica contro il Pakistan”.

Il premier pakistano Yousuf Raza Gilani stempera la tensione ricordando che “la leadership e tutto il popolo pakistano desiderano intrattenere relazioni amichevoli e all’insegna della cooperazione con l’India”. In un messaggio inviato al Primo ministro indiano Manmohan Singh, egli auspica che “il nuovo anno possa portare la pace nella regione; progresso e prosperità per il popolo”. Islamabad annuncia inoltre di aver chiuso cinque campi d’addestramento di Lashkar-e-Taiba, il gruppo ritenuto responsabile per gli attacchi di Mumbai, e di aver arrestato 124 sospetti terroristi.

Mehboob Sada, direttore del Centro di studi cristiano (Csc) in Pakistan, interpellato da AsiaNews definisce “immaturi” e “privi di saggezza” i comunicati rilasciati da entrambi i Paesi. Egli ricorda che pakistani e indiani “vogliono la pace e relazioni cordiali” e si impegnano “per il dialogo”, ma le circostanze al momento “non sembrano favorevoli”. “La situazione politica – afferma il leader cristiano – interna al Pakistan è debole e va rafforzata. Vi sono molti problemi che vanno risolti” e avverte il pericolo che deriva da “elementi interni” ai due Paesi che “non desiderano la pace e lo sviluppo” e creano ad arte “situazioni di tensione”. “Basta lanciare dichiarazioni dettate dallo stato d’animo – avverte – e cominciamo un vero dialogo”.

Peter Jacob, segretario della Commissione nazionale pakistana di giustizia e pace (Ncjp), parla di “situazione di tensione fra India e Pakistan” e di “incomprensioni” che non favoriscono la comunicazione. “Penso che le due nazioni – sottolinea l’attivista – non vogliano la guerra. Esse devono lavorare in maniera più costruttiva, piuttosto che continuare questa guerra di parole”.

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