26/01/2018, 11.47
PAKISTAN
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Studente pakistano uccide ‘per blasfemia’ il suo preside

di Kamran Chaudhry

L’alunno ha ucciso Sareer Ahmed il 22 gennaio. Il ragazzo segnato come “assente” per aver partecipato alle proteste dei radicali islamici a Islamabad. “Le persone cercano rifugio nella religione per sfuggire ai guai economici, ma vengono radicalizzate”.

Lahore (AsiaNews) – In Pakistan uno studente ha ucciso il preside della sua scuola e si è giustificato sostenendo che il docente si fosse macchiato di blasfemia. Il 22 gennaio Sareer Ahmed, direttore della New Islamia Public High School and College di Shabqadar, nella provincia di Khyber Pakhtunkhwa, è stato assassinato da Faheem Ashraf, un alunno della 12ma classe.

I media riportano che il ragazzo era furibondo contro l’amministrazione, che lo aveva segnato come “assente” sul registro di classe durante i giorni delle manifestazioni anti-governative ad Islamabad. Lo scorso novembre la protesta ha tenuto in scacco la capitale per settimane. I manifestanti, radunati dal Tehreek-i-Labaik Ya Rasool Allah e guidati dall’imam Khadim Hussain Rizvi, chiedevano le dimissioni del ministro della Giustizia. Il politico era “colpevole” di aver fatto approvare una legge che non prevedeva il giuramento di fedeltà al profeta Maometto da parte dei parlamentari al momento dell’assunzione dell’incarico. Durante le proteste, gli estremisti del Tehreek-i-Labaik hanno difeso anche la legge sulla blasfemia e sostenuto la pena capitale per chi si macchia di vilipendio all’islam.

Ad AsiaNews accademici cattolici del Pakistan condannano l’omicidio. Sabir Michael, professore di sviluppo sociale alla Karachi University, afferma ad AsiaNews: “È assurdo. L’accusa di blasfemia è usata persino per uccidere un membro della famiglia o un leader religioso. Da 40 anni i dipartimenti statali infettano la nostra società con il conflitto religioso [il riferimento è all’islamizzazione della politica da parte del presidente-generale Zia ul-Haq] per far piacere a certi gruppi e raggiungere obiettivi di breve periodo. Assistiamo a queste forme negative [di deriva islamica]. C’è grande angoscia”.

In un video apparso sui social, il giovane omicida ha dichiarato: “Mi è stato insegnato di non avere paura di niente per le questioni che riguardano Allah. Ammetto l’omicidio e [dichiaro] di esserne il responsabile”. Queste sue affermazioni hanno scatenato la protesta di altri studenti di Shabqadar, che hanno bloccato le strade della città chiedendo pesanti punizioni per il killer. Secondo il prof. Michael, “le persone hanno capito gli effetti negativi delle controverse leggi sulla blasfemia”.

Anjum James Paul, presidente della Pakistan Minorities Teachers’ Association, ricorda che “nel 2015 il governo ha lanciato un Piano di azione nazionale per combattere i militanti, ma purtroppo si è concentrato solo sulla lotta al terrorismo”.  Dal 2005 l’associazione vigila sui libri di testo alla ricerca di “discorsi dell’odio” presenti nei programmi scolastici. Secondo il laico domenicano, “l’imam Khadim Hussain Rizvi offende in pubblico i politici, ma niente è stato fatto contro di lui. Persone simili godono della benedizione dello Stato. Le persone tentano di trovare rifugio nella religione per sfuggire ai guai economici, ma purtroppo in questo modo vengono radicalizzate”.

Il 22 gennaio l’organizzazione ha sporto denuncia contro il materiale discriminatorio nei libri scolastici all’Alta corte del Sindh. Paul, che è anche assistente professore di scienza politica al Government Post Graduate College di Faisalabad (Punjab), aggiunge: “Sia gli istituti scolastici formali che le madrasse (scuole islamiche) insegnano il razzismo e l’odio. Condannare questi incidenti non risolverà nulla. Dobbiamo agire su questa mentalità e trasformare le nostre comunità. Dobbiamo essere attenti alla frequenza scolastica, mantenere la disciplina nei campus e soprattutto fare attenzione durante le lezioni. Sareer Ahmed è un martire”.

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