16/09/2004, 00.00
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Studio: rivolte sociali nel futuro dell'economia cinese

Hong Kong (AsiaNews/SCMP) – Nei prossimi anni i disordini sociali in Cina rischieranno di bloccare i suoi successi economici: lo affermano alcuni accademici delle università pechinesi.

Studiosi dell'Istituto di Sviluppo della politica e del governo dell'università di Pechino affermano che vi sono molti fattori a rischio. Fra questi, i più acuti sono: corruzione, povertà, disoccupazione, fragilità del sistema finanziario, inquinamenti ambientali.

Più del 66% dei 98 docenti prevedono che da adesso fino al 2010 vi saranno enormi possibilità per lo scoppio di disordini sociali. All'inchiesta hanno partecipato 75 accademici appartenenti a istituti di ricerca non legati al governo e 23 da istituti governativi. I docenti sono esperti in economia, affari sociali, relazioni internazionali, sanità, protezione dell'ambiente e politica.

La corruzione è stata additata da tutti come la causa più probabile di una rivolta sociale. Nell'inchiesta si afferma che disordini sociali causati dallo scandalo verso la corruzione  sono "altamente possibili". Il suo "fattore di rischio aumenta in combinazione con altri importanti problemi quali la crescente disoccupazione e la povertà".

Per molti osservatori del paese, una grande preoccupazione è lo squilibrio dei redditi. Secondo uno studio dell'Accademia di Scienze Sociali, l'enorme differenza di reddito fra città e campagna ha cominciato a manifestarsi verso il 1997 e l'abisso che separa ricchi e poveri è divenuto ormai il più ampio del mondo. Nel 2002 il reddito pro-capite dei residenti nelle città era più del triplo di quello nelle campagne. E anche se il governo ha cercato di aumentare i redditi dei contadini, il dislivello è rimasto ancora molto ampio.

Ding Yuanzu, direttore dell'inchiesta,  ha spiegato al China Youth Daily che proprio i contadini istruiti, divenuti coscienti dei loro interessi e fortemente desiderosi di cambiare la situazione, possono essere la "forza trainante" per una crisi sociale. Negli ultimi 10 anni la Cina è stata l'economia con crescita più veloce al mondo, ma il numero dei poveri nel paese – solo per l'anno scorso - è aumentato di 800 mila persone. "È un rischio troppo grande – afferma Ding  - se la maggioranza della popolazione non riceve beneficio dalla crescita economica".

Per Peng Zongchao, professore di politica all'università Qinghua, i successi economici della Cina non si sono tradotti in rosee prospettive per tutti. Per il prof. Peng il problema più cocente è la disuguaglianza fra città e campagna . Essa crea enormi problemi sociali che minacciano tutto lo sviluppo economico del paese. "Un sistema economico efficiente è vitale per una società sana – dice Peng – ma gli indicatori economici, come la crescita del prodotto interno lordo, non sono gli unici scopi che un governo deve perseguire". Se le personalità del governo non diventano sensibili ad altre priorità, si mette la nazione in una situazione precaria, dice ancora Peng. Fra le "altre priorità" Peng cita un sistema giusto in cui tutti i cittadini possono aver accesso a risorse economiche e sociali. L'anno scorso, durante il periodo della Sars, molti responsabili del governo sono divenuti coscienti dell'importanza di perseguire "una società equilibrata": "Vi è stato un grande cambiamento di mentalità sui modi in cui la Cina dovrebbe svilupparsi", ha detto Peng.

L'inchiesta conclude che se il desiderio di aumentare a tutti i costi il prodotto interno lordo diviene l'unico scopo del governo a tutti i livelli, i problemi culturali e sociali verranno emarginati.

"L'idolatria del PIL spiega perché l'economia cinese è oggi surriscaldata", conclude Ding Yuanzu.

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