06/12/2019, 14.02
FILIPPINE
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Suora paga cauzione per non finire in carcere. Attivisti: ‘È perseguitata dal governo’

Sr. Elenita Belardo è membro ed ex leader di uno dei gruppi di attivisti che l’amministrazione definisce “fronti” del movimento comunista clandestino. Un consigliere per la sicurezza nazionale accusa la religiosa di aver mentito riguardo i permessi rilasciati all’organizzazione. “Vogliono impedirci di parlare delle diffuse violazioni dei diritti umani nel Paese”.

Manila (AsiaNews/Agenzie) – Un’anziana suora filippina stamane ha dovuto pagare una cauzione di 18mila pesos (319 euro) per evitare il carcere in attesa di un processo: è accusata di “spergiuro” da un consigliere per la sicurezza nazionale. L’80enne suor Elenita Belardo (foto 1), delle Religiose del Buon Pastore, si è presentata presso la Corte processuale metropolitana di Quezon City accompagnata dai suoi legali (foto 2) e sostenitori. Nel frattempo, attivisti si riunivano fuori dal tribunale (foto 3) per protestare contro l’azione legale intentata da Hermogenes Esperon Jr., definita “pura persecuzione” ai danni della suora.

La vicenda risale allo scorso maggio e riguarda soprattutto gli attivisti di Rural Missionaries of the Philippines (Rmp). Guidato in passato da suor Elenita, questo gruppo religioso svolge la sua opera in settori marginalizzati delle comunità rurali più povere. Il governo del presidente Rodrigo Duterte ha più volte accusato Rmp ed altre associazioni cattoliche di esser “fronti” del movimento comunista clandestino. Tra i membri di Rmp vi è l’australiana suor Patricia Anne Fox, 72enne superiora delle Religiose di Nostra Signora di Sion. Nel novembre 2018, Manila l’ha espulsa dal Paese poiché il presidente l’aveva accusata di aver condotto presunte “attività politiche di parte”.

Sette mesi fa, Rmp ed altri due gruppi per i diritti umani (11 persone in tutto) hanno sottoscritto una petizione in cui chiedevano protezione dalle molestie del governo. Nel documento erano citati Esperon ed alti ufficiali delle Forze armate. La Corte d'Appello ha respinto l’istanza degli attivisti. Due mesi dopo, in luglio, il consigliere per la sicurezza nazionale ha sporto denuncia contro gli 11 firmatari accusandoli di dichiarazioni false. Dopo aver condotto le indagini preliminari, l’ufficio del procuratore di Quezon City ha prosciolto dalle accuse tutti tranne suor Elenita. Lo scorso 8 novembre, il tribunale ha stabilito che la religiosa andrà a processo e ha emesso un mandato d’arresto nei suoi confronti.

La religiosa è accusata di aver dichiarato sotto giuramento che Rmp era un’organizzazione “registrata e senza fini di lucro”. Ma ai funzionari della Securities and Exchange Commission (Sec) di Manila risulta che le autorizzazioni sono state revocate nel 2003. Da parte sua, Rmp ha sempre dichiarato di essere in possesso di documenti che provano la regolarità del gruppo presso l’ente governativo. “Affermare che non ne siamo provvisti è una palese menzogna – affermava suor Elenita in luglio –. Questo caso di spergiuro contro di noi e i nostri co-firmatari mira a distogliere l'attenzione della gente dal vero problema”. Rmp aggiungeva denunciava “una rappresaglia, per impedirci di parlare di diffuse violazioni dei diritti umani” nel Paese. “In definitiva – proseguiva il gruppo – sappiamo che questo caso fa parte degli sforzi per screditare e diffamare la nostra organizzazione; impedire il nostro lavoro missionario e la difesa della terra, della giustizia e della pace”.

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