20/11/2012, 00.00
INDIA
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Suore cattoliche riscattano le “prostitute sacre” del Karnataka

di Santosh Digal
Secondo la tradizione indù, le devadasi sono le “cortigiane” del dio del tempio. Di fatto, non possono sposarsi e vengono sfruttate come prostitute. Insieme ai loro figli, vivono una vita di miseria ed emarginazione. Un gruppo di suore della Croce di Chavanod insegna nuovi mestieri alle devadasi di 10 villaggi, creando delle classi scolastiche per 500 bambini.

Bangalore (AsiaNews) - Liberare le devadasi, le "prostitute sacre" dell'induismo, da sfruttamento, oppressione ed emarginazione, insegnando dei mestieri e mandando i loro bambini a scuola. È la missione intrapresa da un gruppo di suore della Croce di Chavanod in Karnataka. Le religiose si sono occupate di 10 villaggi, dove hanno creato delle classi per 50 bambine, e altri centri di supporto e attività che accolgono circa 500 bambini. "Per il momento - spiega suor T. Jose - siamo riuscite a convincere un gruppo di donne a lasciare questa 'professione', e anche altre appaiono motivate".

Il sistema delle devadasi è una pratica indù, secondo la quale una ragazza è "dedicata" a una divinità del tempio. Dal sanscrito deva, "dio", e dasi, "schiava", in origine queste ragazze erano una sorta di sacerdotesse: una volta diventate devadasi non potevano sposarsi, dovevano compiere danze rituali e restare nel tempio come "cortigiane" degli dei. Nel tempo queste giovani sono diventate vere e proprie prostitute, anche se nel 1988 tale pratica è diventata illegale in tutta l'India.  "Oggi - sottolinea la religiosa - non è nient'altro che prostituzione. Le devadasi non vivono più nei templi, ma in capanne. Il problema del traffico di donne e bambini a scopo sessuale ha assunto una proporzione ancora più grande, a causa dello stigma sociale che ricade su di loro".

Secondo una ricerca del Dipartimento per donne e bambini del Karnataka, nel 2008 vi erano 5.051 devadasi nel solo distretto di Riachur. I fattori che alimentano questo sistema sono la povertà (50%); l'assenza di un maschio in famiglia (11,3%); l'influenza dei leader del villaggio (15,4%); l'esistenza di altre devadasi in casa (40%); superstizioni, come avere i capelli arruffati sulla sommità della testa o una malattia prolungata (2,3%). In genere, genitori o nonni decidono che le loro figlie diventeranno delle devadasi quando sono ancora molto piccole. Il voto avviene in segreto non appena le giovani hanno raggiunto la pubertà.

Oggi, le devadasi e i loro figli vivono in grande povertà, perché non hanno delle entrate fisse. Le offerte dei clienti sono magre e irregolari, perché in quanto "prostitute sacre" esse non possono chiedere dei soldi. Alcune sono costrette a mendicare, o a svolgere lavoretti giornalieri. È alta la diffusione dell'Hiv/Aids, che spesso uccide le donne lasciando orfani i loro figli. Proprio i più piccoli sperimentano i problemi peggiori: stigmatizzati dalla società; senza un padre che dia loro il nome, né un sostegno economico; non possono andare a scuola. Per le bambine, quasi sempre la vita ha in serbo un futuro da devadasi, come le loro madri.

Nella loro missione, le suore hanno organizzato una vera e propria rete di iniziative, volte alla prevenzione, alla sensibilizzazione e alla riabilitazione di queste donne in società. Le religiose sono riuscite a coinvolgere l'intera comunità. "L'autostima dei bambini - sottolinea suor Jose - è cresciuta, e aver insegnato dei mestieri alle loro madri ha rafforzato le loro possibilità di trovare un lavoro e guadagnarsi da vivere in altro modo". 

 

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