11/01/2008, 00.00
TAIWAN
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Taipei accusa Pechino: “trucchi sporchi” per allontanare gli alleati diplomatici

Il ministro degli Esteri dell’isola, di ritorno dal Malawi, punta il dito contro la Cina, che vuole approfittare delle prossime elezioni per allontanare gli ultimi Paesi che ancora riconoscono Taiwan. Il presidente Chen chiede aiuto alla Santa Sede.
Taipei (AsiaNews/Agenzie) – A poche ore dalle elezioni legislative, il governo taiwanese teme “trucchi sporchi” da parte della Cina, che potrebbe approfittare dell’instabile situazione politica per allontanare dall’isola quei pochi Paesi, fra cui il Vaticano, che ancora la riconoscono a livello diplomatico. Lo denuncia James Huang Chih-fang, ministro taiwanese degli Esteri, che avverte: “Siamo pronti a combattere contro qualunque sfida diplomatica”.
 
Di ritorno dal Malawi – che potrebbe voler abbandonare Taipei a favore di Pechino – Huang dice: “Diversi segnali indicano che la Cina userà dei trucchi sporchi per colpirci prima, se non dopo, le nostre elezioni. E’ pronta un’offensiva diplomatica”. Tuttavia, il ministro non ha voluto indicare quali siano gli alleati che potrebbero essere oggetto delle attenzioni cinesi.
 
Di fatto, però, i media taiwanesi hanno riportato l’offerta presentata da Pechino al Malawi: 6 miliardi di dollari americani in “aiuti” in cambio di un riconoscimento diplomatico. Fonti anonime del ministero confermano mosse del genere nei confronti di quasi tutti gli altri 23 Stati che riconoscono Taipei.
 
Il governo dell’isola ha rinunciato da tempo a definirsi come “governo legittimo della nazione cinese”, e sta cercando in tutti i modi di ottenere un riconoscimento internazionale come “Taiwan”. Tuttavia Pechino, che considera la piccola nazione una provincia ribelle, ha sempre contrastato questi tentativi, minacciando ritorsioni contro gli Stati che vanno contro la sua politica.
 
A seguito di questo atteggiamento, il presidente Chen Shuibian ha scritto nei giorni scorsi alla Santa Sede per chiedere sostegno contro “l’atteggiamento dell’Onu, che continua a non riconoscere Taiwan e viola così gli standard morali internazionali così ben definiti dal Papa”.
 
Attualmente, il Vaticano riconosce Taiwan, dove ha un “incaricato d’affari”. Tuttavia, la Santa Sede ha più volte espresso il desiderio di poter riportare la Nunziatura apostolica nel suo luogo originario, Pechino. Nel 1951 la Cina espulse l'allora nunzio mons. Antonio Ribeiri, il quale - dopo molte richieste inascoltate di poter tornare a Pechino - si trasferì a Taipei nel 1952.
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