17/06/2011, 00.00
CINA
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Taizhou, proteste per gli espropri di terre, la polizia circonda l’intero villaggio

I residenti bloccano strade e ferrovia per il mancato indennizzo. Arrivano migliaia di poliziotti che si scontrano con la popolazione e arrestano chi filma la scena con il telefono cellulare.
Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Gli abitanti del villaggio di Rishanfen, vicino Taizhou (Zhejiang), scendono in piazza e bloccano la ferrovia in protesta per il mancato indennizzo per l’esproprio delle loro terre. Le autorità inviano migliaia di poliziotti, che si scontrano con i dimostranti e arrestano il capovillagio.

La protesta è scoppiata per un litigio tra i residenti e i gestori di una stazione di rifornimento di benzina sorta sulle terre espropriate. Secondo l’Information Center for Human Rights and Democracy in China, il 14 giugno il capo del villaggio ha contestato ai gestori della stazione che avrebbero dovuto pagare un indennizzo per le terre loro cedute dal governo dopo averle espropriate. I dipendenti della stazione hanno concluso il litigio pestando alcuni residenti e mandandoli all’ospedale. In poche ore gli abitanti di Rishanfen hanno circondato la stazione di benzina e bloccate una strada di grande circolazione e la linea ferroviaria espressa che porta all’aeroporto locale.

La risposta del governo locale è stata di mandare centinaia, forse migliaia di poliziotti, che si sono scontrati con i residenti e hanno liberato le strade. Hanno anche arrestato una decina di persone, tra cui il capovillaggio e diversi altri che stavano soltanto riprendendo gli scontri con i telefoni cellulari.Il 15 giugno sono arrivate ulteriori ingenti forze di polizia, perché la protesta non era conclusa. La polizia ha presidiato le strade e circondato il villaggio, controllando chiunque voleva entrare o uscire.

Fonti locali sospettano che gli indennizzi per le terre espropriate siano stati intascati dall’ex capo villaggio di Rishanfen, che ora è segretario del Partito comunista locale, posizione di grande importanza. Le autorità negano tutto: Xu Guanbao, segretario del Partito comunista a Rishanfen, sentito dall’agenzia Radio Free Asia nega qualsiasi “incidente”, ma rifiuta di spiegare meglio.

E’ almeno la terza grande protesta emersa questa settimana in Cina. A Lichuan (Hubei) la folla è scesa in strada per protestare contro la morte sospetta di un leader locale che difendeva gli interessi della popolazione, avvenuta mentre era arrestato dalla polizia. A Xintang (nella foto), nell’industriale Guangdong, un banale litigio ha scatenato giorni di guerriglia urbana tra forze dell’ordine e migliaia di migranti, esasperati per la loro misera situazione sociale.

Esperti spiegano che in Cina nel 2010 ci sono state oltre 180mila proteste di massa, soprattutto per motivi economici quali la diffusa corruzione, gli espropri di terre e il continuo aumento dei prezzi dei generi alimentari. La popolazione, priva di vie “legali” per difendere i propri diritti anche economici, è sempre più pronta a scendere in piazza per pretendere giustizia e attenzione. Molti analisti ritengono che questo costringerà le autorità a riforme democratiche, ma da febbraio sono aumentati repressione e controllo di polizia, per timore che scoppino proteste tipo Rivoluzione dei gelsomini.
 
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