22/09/2012, 00.00
UZBEKISTAN - CINA
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Tashkent dà il via all'esportazione di gas verso la Cina

L'accordo con Pechino è il primo passo per uscire dalla crisi economica e sfuggire dall'egemonia di Mosca, principale acquirente del gas uzbeko. Prevista la vendita nel 2015 di 25 miliardi di metri cubi di gas all'anno. Nel 2011 su 63 milioni di metri cubi estratti, solo 12 milioni sono stati destinati all'esportazione. L'ex repubblica sovietica contribuirà allo sviluppo del gasdotto dell'Asia centrale sponsorizzato dalla Cina.

Tashkent (AsiaNews/ Agenzie) - Per uscire dalla crisi economica e sfuggire al controllo di Mosca l'Uzbekistan dà il via all'esportazione di gas naturale verso la Cina. Firmato in agosto, l'accordo è stato rivelato solo lo scorso 12 settembre, durante la visita a Tashkent del vice-primo Ministro cinese Hui Liagyu. I rapporti fra i due Paesi erano iniziati nel giugno 2010 con la firma di un contratto intermedio che prevedeva l'esportazione di 10 miliardi di metri cubi di gas all'anno. Secondo il nuovo accordo l'Uzbekistan esporterà dai 2 ai 5 miliardi metri cubi  di combustibile nel 2012, quantità che aumenterà a 10 miliardi nel 2013 per stabilizzarsi sui 25 miliardi nel 2016.

L'ex repubblica sovietica è il principale produttore e consumatore di gas naturale dell'Asia centrale, ma le sue esportazioni sono molto limitate. Dei 63 miliardi i metri cubi di materiale estratti nel 2011, le aziende del settore ne hanno esportato solo 12 miliardi. A tutt'oggi il principale acquirente è la Russia, seguita da Kazakistan, Tajikistan e Kirghizistan.   

Le esportazioni con Pechino saranno effettuate attraverso il gasdotto che collega Asia Centrale e Cina che parte dal Turkmenistan e raggiunge il confine cinese attraverso Uzbekistan e Kazakistan. Esso ha una capacità annuale di 30 miliardi di metri cubi, ma le autorità cinesi prevedono di aumentare la quantità fino a 55 miliardi di metri cubi  entro il 2015. 

L'inizio delle esportazioni di gas verso la Cina permetterà all'Uzbekistan di diversificare le esportazioni del settore energetico e di acquisire nuovi clienti e frenare la crisi economica che affligge il Paese. L'accordo con Pechino consente alla repubblica ex-sovietica di sganciarsi dall'orbita di Mosca, che controlla i suoi ex Paesi satellite imponendo prezzi di favore sull'acquisto di materie prime e l'esclusiva sulle esportazioni. Nel 2009 la Russia ha contribuito alla grave crisi economica del Turkmenistan riducendo l'acquisto di gas.

I vantaggi per Pechino sono invece innumerevoli.  Allacciandosi al gasdotto cinese, Tashkent spingerà le altre repubbliche asiatiche a fare la stessa scelta, introducendo un alto livello di concorrenza nel settore, con un grande risparmio economico per la Cina. In questi anni il gigante asiatico è diventato uno dei principali partner del settore energetico dell'Asia centrale a causa della sua fame di energia e di materie prime per mantenere la crescita economica. Per contrastare l'egemonia di Mosca, Pechino ha contribuito alla costruzione di un enorme metanodotto che collegherà tutti i Paesi della regione, permettendo esportazioni in tutta l'Asia.

 

 

 

 

 

 

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