24/09/2011, 00.00
UZBEKISTAN
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Tashkent rispolvera metodi sovietici contro l’urbanizzazione

Preoccupate dall’eccesso di giovani e disoccupati provenienti dalle campagne, le autorità riapplicano il sistema della propiska: chi si sposta dal suo distretto perde diritti di base come istruzione e assistenza sanitaria.
Tashkent (AsiaNews) – Timorose di tensioni e disordini sociali, le autorità uzbeke hanno rispolverato metodi sovietici per contenere l’urbanizzazione e incentivare la popolazione migrante a tornare nelle campagne. I piani di sviluppo edilizio che negli ultimi anni hanno portato in città masse di migranti interni sono ormai in fase di conclusione e le città non hanno più bisogno di tanta manodopera a basso costo. L’ultima cosa che il governo vuole - spiega a Eurasianet un diplomatico locale sotto anonimato - è doversela vedere con centinaia di giovani e disoccupati che vagano senza nulla da fare nelle grandi città come Tashkent.

Lo spettro che agita il potere è quello delle rivoluzioni arabe. “Abbiamo visto folle di giovani insoddisfatti attaccare i palazzi del governo nei Paesi arabi – dice il diplomatico – dobbiamo imparare la lezione”. Tanto più che i quartieri più poveri della capitale uzbeka – come Sergeli, Chilonzor e Kuylyuk - hanno già vissuto di recente scontri sporadici tra polizia e manifestanti.


I 28 milioni di cittadini uzbeki sono formalmente obbligati a vivere nel distretto scritto sulla loro propiska, una sorta di permesso di residenza di retaggio sovietico. Negli ultimi anni, però, il bisogno di manodopera non specializzata ed economica per chiudere i numerosi cantieri aperti a Tashkent aveva reso le autorità più flessibili. E ora gli effetti della massiccia urbanizzazione rischiano di far esplodere la capitale. Secondo statistiche ufficiali, la città contava 2,2 milioni di abitanti nel 2009, quasi un milione di persone in più rispetto al 1991 (1,5 milioni). Per il 2011 non esistono ancora cifre esatte, ma le stime parlano di 4 milioni di abitanti.

C’è anche un motivo economico che spinge le autorità a trovare modi per riportare i contadini ai loro villaggi: secondo molti analisti nel Paese il declino della produzione nel settore del cotone è legata proprio allo spopolamento delle campagne. Così il governo ha deciso di riapplicare il sistema della propiska, aumentando i controlli e le espulsioni tra gli immigrati interni ritenuti da un giorno all’altro illegali.

La decisione ha riflessi pesanti su molte famiglie trasferitesi anni fa e che hanno ormai una vita ben strutturata a Tashkent. Ai non residenti, ad esempio, è vietato registrare i bambini alle scuole dell’obbligo o avere accesso all’assistenza sanitaria pubblica. Il sistema, denunciano gli esperti, porterà a un aumento della corruzione: basterà pagare un ufficiale di polizia, le autorità competenti o semplicemente gli insegnanti a scuola per avere una propiska in perfetta regola. (N.A.)

 
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