25/05/2021, 12.49
INDIA
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Tata dà ai familiari gli stipendi dei dipendenti morti per Covid-19

I vertici del gruppo pronti a sostenere i parenti con spese mediche e studi dei figli. Altre aziende indiane hanno annunciato politiche analoghe. Oggi il Paese è considerato l’epicentro mondiale della pandemia con 26 milioni di casi e oltre 300mila vittime. Farmaci e scorte di ossigeno esauriti in molti Stati. 

Delhi (AsiaNews/Agenzie) - Il gigante indiano dell’acciaio Tata ha annunciato un compenso per le famiglie dei propri dipendenti che sono morti in queste settimane a causa del Covid-19. L’azienda è una delle più importanti del Paese, in almeno otto occasioni riconosciuta come una realtà produttiva fra le più etiche al mondo negli ultimi anni. I suoi vertici intendono pagare stipendi, affitto e spese mediche fino all’ipotetico compimento dei 60 anni dei defunti. 

Il sostegno viene erogato per tutta la durata del contratto di lavoro e si conclude con quello che sarebbe stato il raggiungimento dell’età pensionabile del lavoratore deceduto per il coronavirus. Da settimane la pandemia sta mettendo in ginocchio l'India. Tata intende garantire ai figli delle vittime anche la copertura dei costi sostenuti per lo studio, da oggi sino al conseguimento della laurea. 

Secondo analisti ed esperti, l’India è oggi l'epicentro mondiale del coronavirus, con 26 milioni di casi e oltre 300mila morti; per diversi osservatori il dato è però di gran lunga superiore. “Acciaierie Tata - si legge nella nota diffusa dal gruppo - è vicina nel profondo del cuore ai cari dipendenti deceduti in questa terribile pandemia”. Da qui la scelta di fornire “la migliore assistenza” sanitaria e assicurativa possibile, unita alla solidarietà che da sempre “unisce la famiglia Tata” ai suoi collaboratori di cui vuole salvaguardare “sicurezza e benessere”. 

Tata è l’ultima di una serie di compagnie indiane che hanno annunciato misure di sostegno straordinarie per i parenti delle vittime del coronavirus. Il gruppo ha sede a Mumbai e una lunga storia industriale alle spalle; con una capitalizzazione di 160 miliardi di dollari, vanta circa un centinaio di società, 29 delle quali sono quotate in borsa. Opera in settori come acciaio, auto, sanità e finanza; si occupa che di difesa, fast-food e telecomunicazioni. 

La scorsa settimana il gigante dell’ospitalità Oyo Rooms ha promesso otto mesi di salario e sostegni per l’educazione dei figli per i prossimi cinque anni. “La battaglia contro il Covid è lontana dall’essere vinta - ha detto il fondatore Ritesh Agarwal - ma spero che queste iniziative possano contribuire a rispondere alle difficoltà delle famiglie”. Simili disposizioni sono giunte anche dai vertici dell’azienda produttrice di vetro Borosil. 

Gli annunci di alcuni fra le più importanti imprese del Paese servono solo in parte a mitigare l’emergenza sanitaria ed economica che si è abbattuta sull’India, in termini di vite umane e di costo del lavoro, oltre ai riflessi sul sistema sanitario travolto dalla seconda ondata della pandemia. Gli ospedali sono orami al collasso e si vedono costretti a respingere i pazienti, mentre farmaci e ossigeno sono ormai esauriti in diverse parti della nazione. Persino i forni crematori hanno raggiunto la portata massima di lavoro e non riescono a smaltire i cadaveri.

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