09/01/2012, 00.00
IRAN
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Teheran condanna a morte una “spia” americana. Continua la tensione Usa-Iran

Minacce iraniane di bloccare lo stretto di Ormuz, se vengono applicate le misure per bloccare le esportazioni di greggio iraniano. Nel frattempo Teheran è costretta a ringraziare la marina Usa che libera 13 pescatori prigionieri dei pirati proprio vicino allo stretto di Ormuz.
Teheran (AsiaNews/Agenzie) – Un americano di 28 anni di origine iraniana è stato condannato a morte oggi da un tribunale a Teheran con l’accusa di aver spiato per conto della Cia. Amir Mirzai Hekmati è stato condannato “per aver cooperato con una nazione ostile, per appartenenza alla Cia e per cercare di coinvolgere l’Iran nel terrorismo”. Secondo la famiglia di Hekmati, che vive negli Stati Uniti, l’uomo era in Iran per visitare le sue nonne. Gli Stati Uniti hanno dichiarato che le accuse sono false, e hanno chiesto il suo rilascio. Durante il suo processo, a dicembre 2011, l’accusa ha citato una presunta confessione di Hekmati in cui egli avrebbe ammesso di volere infiltrarsi nei servizi segreti iraniani per conto della Cia. In tribunale Hekmati avrebbe ammesso i contatti con la Cia, ma non di voler danneggiare l’Iran.

La sentenza giunge in un momento di tensioni crescenti fra Stati Uniti e Iran. Un giornale iraniano, Khorasan, ha citato un alto personaggio dei Guardiani della Rivoluzione, Ali Ashraf Nouri, secondo cui il vertice politico iraniano avrebbe preso la decisione strategica di chiudere lo stretto di Ormuz se l’occidente decide di bloccare le esportazioni iraniane di petrolio. Gli Stati Uniti e l’occidente minacciano nuove sanzioni contro la banca centrale iraniana, e la capacità di esportare greggio, in relazione alla controversia sul programma nucleare iraniano.

In risposta alle minacce di Teheran, il Segretario alla difesa Usa, Leon Panetta, ha dichiarato che tale gesto oltrepasserebbe una “linea rossa”. “Abbiamo detto chiaramente che gli Stati Uniti non tollererebbero il blocco dello stretto di Ormuz”. E il generale Martin Dempsey, capo di stato maggiore, ha ammesso che Teheran potrebbe riuscire nel tentativo: “Hanno investito in termini di capacità per compiere quest’azione, e in effetti potrebbero bloccare lo stretto per un periodo di tempo. Ma noi abbiamo investito in capacità tali che se ciò accadesse, potremmo batterli”. E aggiunto: “Entreremmo in azione, e riapriremmo lo stretto”.

L’iniziativa occidentale di limitare le esportazioni di greggio iraniano è vista con disagio dalle economie asiatiche, anche se sotto pressione degli Stati Uniti alcuni dei maggiori Paesi hanno seguito con riluttanza questa via. Giappone e Corea del sud si sono mossi in questo modo, e sembra che anche la Cina abbia comprato meno greggio del solito. Cina, India Giappone e Corea del sud comprano più del 60% delle esportazioni iraniane di greggio.

Nel frattempo nel luogo della controversia, lo stretto di Ormuz, una nave da guerra Usa, il destroyer Kidd, ha liberato 13 pescatori iraniana tenuti prigionieri dai pirati per più di un mese a bordo del loro dhow, dopo che uno di essi è riuscito a chiedere aiuto via radio. I media iraniani non hanno fornito molti dettagli sull’operazione, ma il portavoce del ministero degli esteri di Teheran Ramin Mehmanparast ha dichiarato alla radio araba Al-Alam: “Consideriamo l’azione delle forze statunitensi nel salvare le vite dei marinai iraniani un gesto umanitario e positivo e salutiamo con favore questo comportamento. Tutte le nazioni dovrebbero comportarsi così”. L’ammiraglio Craig Faller, che comanda le forza navali Usa nello stretto di Hormuz, ha dichiarato che l’azione era “standard”, in risposta a una richiesta di soccorso.
Secondo alcuni report, i marinai iraniani hanno ringraziato i soldati Usa dicendo "E? come se vi avessee mandato Allah!".
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