20/09/2021, 12.23
IRAN-ASIA
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Teheran esalta l’ingresso nella Sco, il blocco guidato da Cina e Russia

Nel fine settimana è arrivato in Tagikistan il via libera dai vertici dell’Organizzazione per la cooperazione di Shanghai. Per l’Iran si apre un mercato con il 40% della popolazione mondiale e il 20% del Pil globale. Studiosi iraniani: inizia era “post-americana”. Il pericolo di una lettura solo in chiave anti-Usa. 

Teheran (AsiaNews) - In una rara prova di unità, giornali ed esperti conservatori e riformisti hanno accolto con soddisfazione l’ingresso a pieno titolo dell'Iran nell’Organizzazione per la cooperazione di Shanghai (Sco). Dopo anni di attesa, il via libera è arrivato il 17 settembre scorso, durante una riunione in Tajikistan dei Paesi membri del blocco guidato da Cina e Russia; l'affiliazione ufficiale è prevista entro un massimo di due anni.

Per la Repubblica islamica si tratta di un successo diplomatico (anti-sanzioni occidentali) e commerciale, perché apre le porte di un mercato con il 40% della popolazione mondiale e il 20% del Pil globale. Esso costituisce un potenziale “immenso” per Teheran, che già oggi ha un volume di scambio coi Paesi Sco attorno ai 24 miliardi di euro, secondo stime del marzo 2021. 

“L’Iran viene integrato nel più grande mercato dell’Est” titola a piena pagina il giornale conservatore Javan, definendo la Sco “uno dei principali simboli della collaborazione di potenze non-occidentali”, che può aprire le porte a “un’era post-americana”. Un altro quotidiano conservatore, Kayhan, considera la possibilità di “deviare le sanzioni occidentali”  grazie a una politica "multilaterale", abbandonando una visione che “si fonda solo sull’Occidente”. Il riformista Etemad, già promotore di campagne per le libertà sociali, sottolinea la possibilità di “connettersi con un mercato” dal potenziale maggiore in termini numerici. 

Per l’esperto iraniano di relazioni internazionali Fayaz Zahed, Mosca e Pechino hanno concesso il via libera a Teheran perché contano sulla risoluzione a breve della controversia nucleare. “Le nazioni Sco - spiega - ritengono che l’Iran possa mantenere fede agli impegni”, mentre sinora le sanzioni internazionali “erano il maggiore ostacolo”. Russia, Cina e India, aggiunge, aspettano la cancellazione delle misure punitive per poter investire nella Repubblica islamica e lo stesso presidente cinese Xi Jinping ha parlato di “unanimità” nella decisione di accogliere l’Iran.

La Sco è attiva da 20 anni. Nata per risolvere dispute territoriali in Asia centrale fra i sei Paesi fondatori - Cina, Russia, Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan e Uzbekistan - si è istituzionalizzata abbracciando diversi ambiti: sicurezza, economia, energia, cultura in una lotta comune contro “terrorismo, separatismo ed estremismo”. Essa trae origine dal cosiddetto Shanghai Five, cui si è aggiunto l’Uzbekistan, ed è guidata dal Consiglio dei capi di Stato che si riunisce una volta l’anno. L’Iran è stata a lungo membro osservatore insieme a Mongolia, India e Pakistan (questi ultimi due oggi membri permanenti); Bielorussia e Sri Lanka sono partner di dialogo e con l’Afghanistan era attivo dal 2005 un dialogo sulla ricostruzione.

Il presidente iraniano Ebrahim Raisi definisce un “successo diplomatico” l’ingresso, dal quale il Paese potrà trarre enormi benefici politici ed economici, mentre la bilancia internazionale si sposta dall’unilateralismo Usa “al multilateralismo e alla distribuzione delle potenze”. Per il presidente, che nella due giorni di summit ha intrattenuto diversi incontri bilaterali, le sanzioni statunitensi equivalgono al “terrorismo” e lo Sco potrà ideare un meccanismo valido per aggirarle. 

La Repubblica islamica fa dunque il suo primo ingresso ufficiale in un organismo internazionale dalla rivoluzione del 1979. Alcuni esperti evidenziano un errore di prospettiva: per Hamidreza Azizi, esperto del German Institute for International and Security Affairs (Swp), l’Iran guarda allo Sco come a un’assise di “grandi potenze non-occidentali” invece di una organizzazione internazionale moderna che difficilmente vorrà invischiarsi nelle questioni personali di Teheran. In quest’ottica, conclude lo studioso, si legge la contemporanea ammissione come “partner nel dialogo” di Arabia Saudita, Qatar ed Egitto. 

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