09/12/2011, 00.00
IRAN
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Teheran mostra il video del drone Usa top-secret catturato sul confine afghano

Per molti esperti è un falso. Il filmato mostra alcuni militari che ispezionano il presunto velivolo dirottato dall’intelligence iraniana, che appare intatto. Cia ed esercito Usa restano in silenzio e attendono la verifica delle immagini.
Teheran (AsiaNews/ Agenzie) – “Gli Stati Uniti non possono fare un bel niente”. E’ quanto afferma lo striscione di propaganda che avvolge il presunto drone Usa Rq – 170 Sentinel catturato nei giorni scorsi dall’intelligence iraniana sul confine afghano. Ieri, la televisione di Stato ha mostrato un video di circa due minuti che mostra alcuni militari mentre ispezionano il velivolo. Secondo il generale Ami Ali Hajizadeh, capo delle divisione aereo-spaziale della Guardia rivoluzionaria, i militari hanno dirottato il drone con un software che ha annullato il sistema di autodistruzione, permettendone l’atterraggio.

A tutt’oggi vi sono dubbi sulla autenticità del drone che appare nel video. John Pike, esperto di tecnologia militare di GlobalSecurity.org, sottolinea che il drone mostrato dalla tv iraniana è un falso. La sua forma è diversa da quella dell’ Rq – 170 Sentinel e non mostra danni da impatto. Tuttavia, un alto membro della difesa degli Stati Uniti sostiene l'aereo sembra essere un vero e proprio RQ-170, come emerge da diversi dettagli, fra cui le cuciture sulla fusoliera del drone, le prese di accesso e il particolare muso.

Nonostante i proclami di Teheran, Washington deve ancora confermare la notizia. Secondo i media l’eventuale cattura del drone avrebbe già suscitato preoccupazione fra i membri dell’esercito e la Cia. Ciò che temono di più i funzionari dell’intelligence americana, non è solo la violazione dei software di controllo da parte dell’intelligence iraniana, ma la diffusione della tecnologia dell’Rq – 170 Sentinel fra gli scenziati russi e cinesi. A differenza di Tehran, Pechino e Mosca hanno le risorse necessarie per replicare il rivestimento e gli apparati di comunicazione, di controllo e autodistruzione del drone, che a tutt’oggi sono ancora top-secret.

Dal 2005 l’Iran accusa gli Stati Uniti di violare il suo spazio aereo con velivoli spia lanciati dalle basi situate sul confine afghano, per tenere sotto controllo il programma nucleare del regime. In questi anni, Tehran ha più volte proclamato la distruzione di diversi velivoli senza pilota. I loro resti sarebbero stati utilizzati per la costruzione del primo drone iraniano “ambasciatore di morte”. Realizzato grazie alla collaborazione dei russi, il velivolo ha un’autonomia di 1000 km, sufficiente a raggiungere i confini dello Stato di Israele.

Il braccio di ferro fra Teheran e la comunità internazionale si è intensificato con la pubblicazione ai primi di novembre, di un nuovo rapporto dell’ International Atomic Energy Agency (IAEA), secondo cui l’Iran starebbe perseguendo un programma nucleare militare, anziché civile. Tale documento è stato utilizzato da Israele per lanciare una campagna diplomatica per spingere i Paesi a prendere misure più restrittive contro l’Iran. Ciò ha spinto Stati Uniti e Gran Bretagna ad annunciare il 21 novembre nuove sanzioni nei confronti di Tehran, per colpire il settore energetico e finanziario. Il primo dicembre, l’Unione Europea ha vietato le operazioni di 180 fra individui e compagnie commerciali con l’accusa di raccogliere denaro per il terrorismo e lo sviluppo del programma nucleare iraniano.

Secondo alcuni esperti, il ritiro delle truppe Usa dall’Iraq consentirebbe all’Iran di controllare un’area che va dall’Afghanistan al Mediterraneo. Ciò spaventa non solo Israele, ma anche Arabia Saudita,Turchia e solleva anche una serie di preoccupazione anche negli Stati Uniti, che considerano più pericoloso lo spiegamento di forze regolari da parte del regime piuttosto che le sue mire nucleari. Invece di bombardare i siti, Stati europei, Turchia e Lega Araba, stanno cercando di frenare l’influenza iraniana, colpendo il regime siriano, i guerriglieri Hezbollah libanesi e frenando le relazioni con gli alleati sciiti in Iraq.
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