02/08/2010, 00.00
GRAN BRETAGNA-VATICANO
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Teologo anglicano: la visita del Papa “cruciale” nei rapporti tra le due Chiese

di Giulia Mazza
Secondo John Milbank, il viaggio è “un’occasione” per Benedetto XVI di modificare l’impressione sbagliata che il mondo anglosassone ha di lui. L’intesa tra anglicani e cattolici è “più profonda delle differenze”. Dovrebbe essere positiva la reazione degli anglicani alla beatificazione del cardinale Newman, “simbolo di unità”.
Londra (AsiaNews) - Una visita “d'importanza cruciale”, quella che Benedetto XVI farà il prossimo settembre in Regno Unito. Un'occasione per rilanciare la propria immagine agli occhi della stampa britannica, dopo la bufera mediatica in cui è stato coinvolto il Papa negli ultimi mesi (e sin dall'inizio del suo pontificato), ma anche per avvicinare due culture e due confessioni – quella cattolica e quella anglicana – spesso in contrasto. E’ l’opinione di John Milbank, teologo anglicano e docente di Religione, Politica ed Etica all'Università di Nottingham, intervistato da AsiaNews in vista del prossimo viaggio papale.
 
Che significato ha la visita di Benedetto XVI per il Regno Unito e per la Chiesa d'Inghilterra?
 
La visita è di cruciale importanza dal momento che il cristianesimo in generale e il cattolicesimo in particolare sono sotto attacco crescente nel Regno Unito. Si sarebbe potuto pensare che “l'anti- papismo” fosse morto, eppure è stato recentemente rilanciato. Allo stesso tempo i cattolici giocano un ruolo molto importante nella vita culturale e politica britannica. Questi e tutti gli altri cristiani in questo Paese hanno bisogno dell'incoraggiamento che il Papa può dare loro. In aggiunta credo che questa visita sia un'occasione per Benedetto XVI di modificare l'impressione sbagliata che ha spesso dato di sé ai media inglesi. Può dimostrare di essere una persona la cui visione è a tutto tondo, il cui pensiero sulla società, l'economia e le relazioni umane è spesso molto più intuitivo di quelllo generalemente corrente della cultura.
 
A quasi un anno dall'Anglicanorum Coetibus, sugli anglicani che passano al cattolicesimo, che valore ha l'incontro tra il Primate Rowan Williams e il Papa?
 
Penso sia molto importante che due leader abbiano l'opportunità di mostrare che la loro intesa è assai più profonda delle loro differenze. Entrambi abbracciano una simile teologia: radicata nel retaggio di Agostino e nel recupero dell'autentica tradizione patristica e dell’Alto Medioevo. I loro approcci alla sfera politica ed economica sono inoltre altamente compatibili, sottolineando entrambi l'importanza della società civile sia contro lo Stato che il mercato, e seguendo Bruni e Zamagni nell'invocare una “economia civile”.
 
Secondo quanto le risulta, quanti vescovi e fedeli della Chiesa d'Inghilterra hanno colto l'opportunità offerta dalla AC?
 
Davvero pochi, e non credo che molti li seguiranno nel Regno Unito, anche se negli Stati Unini potrebbero essere invece molti. Ad ogni modo, sono ancora convinto che l'Anglicanorum Coetibus sarà di grande importanza in futuro. Primo, perché implica un riconoscimento nuovo da parte del Papato nei confronti della validità della tradizione anglicana, un inizio per equipararla maggiormente all'Ortodossia; secondo perché può creare una fluidità tra le due comunioni, che in futuro potrà condurre a una completa intercomunione. Il dibattito sul ruolo delle donne, il matrimonio dei sacerdoti e le norme per gli omosessuali sono discussioni al momento comuni a tutte le Chiese episcopalmente ordinate, e in un'era globalizzata si rivelerà anacronistico pensare che possano essere confinate all'interno di un'unica comunione.
 
A Birmingham il Papa proclamerà beato il cardinale Newman. Crede che questo possa avvicinare Roma e Canterbury o, al contrario, alimentare vecchie polemiche?
 
Credo che questo sia uno sviluppo del tutto positivo, e sarà benvenuto dagli anglicani. A parte pochi estremisti evangelici, che sono comunque contrari alla teologia di Newman, gli anglicani non sentono in alcun modo che Newman li abbia “traditi” diventando cattolico. Al contrario, sono molto orgogliosi del doppio contributo dato da Newman sia al moderno anglicanesimo sia al moderno cattolicesimo. Newman è un simbolo di unità: egli appartiene a entrambe le Chiese e sono sicuro che le nostre preghiere a Dio attraverso di lui ci aiuteranno nella causa dell'unità della Chiesa, come nel rilancio di una Gran Bretagna cristiana.
 
Poco più di una settimana fa a York s'è chiuso il Sinodo della Chiesa d'Inghilterra, e molti giornali britannici hanno parlato di “sconfitta” del Primate a proposito dell'ordinazione di vescovi donne. Pensa anche lei che sia stata una sconfitta?
 
No, è una grande esagerazione. Sfortunatamente, i due arcivescovi di York e Canterbury hanno cercato di far passare un emendamento minore che è stato probabilmente inutile, ma che era inteso a salvaguardare gli interessi di quelli che non possono accettare l'avvento delle donne vescovo. Sebbene questo punto di vista sia uscito perdente, la maggior parte delle persone interessate concordano sul fatto che tali interessi saranno comunque adeguatamente tutelati dagli accordi in atto. Penso che anche Rowan Williams adesso accetti questo. La sua posizione non è stata seriamente danneggiata in alcun modo da questi dettagli. Chiaramente le donne vescovo sembrano essere un punto controverso in una prospettiva ecumenica, ma non penso che nel lungo periodo si rivelerà il punto discriminante. Un paradosso è che la liturgia anglicana, che coinvolge le donne ordinate, sotto molti aspetti è assai più conservatrice e di carattere sacro della più moderna liturgia cattolica, nella quale l'impegno dei laici sia uomini che donne sembra piuttosto casuale e contaminato da un pensiero a loro ostile. Sostengo gli sforzi di Papa Benedetto XVI di ridare spazio alla messa in latino, proprio come credo che gli anglicani debbano conservare la dignità del loro culto.
 
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