17/05/2008, 00.00
CINA
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Terremoto, per i superstiti ora è rischio epidemie

Milioni di persone senza acqua e riparo. Continuano le ricerche, ma con minime speranze; è polemica per le scuole crollate: il ministro annuncia indagini. Sorvegliate migliaia di dighe danneggiate.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Passato il primo chock per il terremoto nel Sichuan - che stime non ufficali dicono abbia ucciso almeno 50mila persone - crescono le proteste per le tantissime scuole pubbliche crollate sopra migliaia di studenti e per la lentezza degli aiuti ai sopravvissuti. Siti internet e giornali hanno diffuso fotografie di scuole rase al suolo mentre molti edifici circostanti sono in piedi e i genitori delle vittime parlano di corruzione di funzionari locali e ditte costruttrici. Jiang Weixin, ministro dell’Interno e dello sviluppo città-campagna, ieri ha annunciato indagini, seppure insiste che le scuole non erano progettate per resistere a un terremoto di tale intensità.

A Dujiangyan la scuola è collassata seppellendo 900 studenti; a Wufu la scuola elementare è crollata su oltre 300 scolari, mentre quasi tutti gli altri edifici sono rimasti in piedi; la scuola media di Beichuan ha sepolto almeno mille ragazzi. Per questo genitori furenti dicono sui media che “i nostri figli non sono stati uccisi dal terremoto, ma da edifici mal costruiti”.

Intanto sono sempre di meno le speranze di trovare altri superstiti, anche se oggi a Beichuan un uomo di 52 anni è stato estratto vivo dalle macerie dopo 117 ore e un’infermiera dopo 96. Sono gocce di speranza in un mare montante di disperazione, mentre si avvicina il momento di abbandonare le ricerche delle oltre 20mila persone che si stimano disperse. Il governo ha bisogno di qualsiasi successo, anche piccolo, e ieri la tv di Stato ha ripreso in diretta da Dongqi il salvataggio di Xue Xiao, 18 anni sepolto per 96 ore sotto la sua scuola, e le sue prime parole: “Per favore, datemi una coca cola ghiacciata”. Si spera di salvare ancora qualche vita, che qualcuno abbia potuto bere e sopravvivere grazie alle forti piogge che hanno molto ostacolato i soccorsi i primi due giorni.

Il governo è stato celere a inviare 130mila soldati per cercare di salvare vite. Ma non riesce ancora a organizzarsi per aiutare i milioni di sopravvissuti. Anche perché i dati sono gravissimi: più di 4 milioni di edifici distrutti o danneggiati nel Sichuan e la stima è parziale, altri 400mila nel vicino Gansu e 300mila nello Shaanxi. I senza tetto sono milioni e molti non hanno ancora un riparo e vivono per strada. Almeno 20 città e contee del Sichuan senza acqua corrente e ancora mancano i depuratori. Danni molto gravi al sistema elettrico e del gas, e ancora mancano cucine da campo e bagni mobili. Non ci sono vestiti e coperte, tutto è rimasto sepolto oppure la gente ha paura a tornare a prenderli nelle case pericolanti. Sono scarsi cibo e acqua, mancano persino le sacche per comporre i corpi recuperati e insepolti. Aumenta così il rischio di epidemie. I rifornimenti sono difficili anche perché molte strade sono ancora interrotte.

Nel Sichuan e nel Chongqing centinaia di dighe sono state danneggiate, molte hanno crepe e perdite d’acqua, e sono sotto costante osservazione: un improvviso crollo sommergerebbe intere città. Nella  provincia di Beichuan oggi la popolazione si sta dirigendo di fretta verso zone più elevate, temendo un’inondazione. A far scattare il panico, la notizia del rischio che un lago locale possa esondare.

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