29/03/2005, 00.00
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Terremoto di Nias: a mani nude si scava fra le macerie e si estraggono le vittime

di Mathias Hariyadi

Volontari protestanti e suore cattoliche lavorano coi musulmani per affrontare l'emergenza. Nias, famosa per il surf, ora è distrutta all'80%. Il presidente Susilo in visita domani sul luogo del disastro.

Jakarta (AsiaNews) - Gunung Sitoli, la capitale dell'isola di Nias è distrutta per l'80%. La maggior parte degli edifici colpiti dal forte terremoto di lunedì 28 alle 23.10 (ora locale), sono rasi al suolo. Il sisma di magnitudo 8.7, durato più di tre minuti, ha distrutto le case, ma anche la vita degli abitanti. Fonti del governo parlano di oltre 2 mila morti. Già nella notte volontari cristiani locali hanno cominciato a scavare fra le macerie per cercare superstiti e ricomporre le vittime.

Yudha Winarno è un volontario della Yakkum (Yasayan Kesejahteraan Umum), un'associazione protestante di Gunung Sitoli. Ad AsiaNews spiega che i cadaveri delle persone sono sparsi in tutta la città. Da stamane ha già raccolto 27 cadaveri dalle strade; altre 14 li ha trovati in una chiesa che è crollata. Il problema è che non essendoci macchine per il trasporto, tutto deve essere fatto con la forza umana, caricandosi sulle braccia o sulle spalle i morti e scavando con le mani fra le macerie.

Le salme vengono raccolte in due campi di emergenza della Yakkum, approntati sul terreno attorno alla moschea Jami e alla Grande Moschea di Gunung Sitoli: "Abbiamo ricevuto il permesso, noi cristiani, di usare questo spazio per scopi umanitari"

Secondo le autorità del posto, il numero di morti potrà ancora crescere. L'isola di Nias, 700 mila abitanti,  è famosa fra tutti i surfisti del mondo per le acque e le onde che esaltano le imprese sportive. Ora molta parte dell'isola è distrutta. Le due città più grandi Gulung Sitoli e Teluk Dalam sono quasi azzerate. "La situazione di Teluk Dalam, dice Herman Laiya, un rappresentante locale del governo, è pessima. Almeno l'80% delle infrastrutture sono distrutte". Le strade verso Teluk Dalam sono interrotte e l'unico modo per far giungere i soccorsi è per via aerea.

Ieri, dopo che il governo ha lanciato l'allarme terremoto e tsunami, oltre 10 mila persone sono fuggite al buio per paura. Il timore era che il terremoto producesse ancora un'onda mortale come quella del 26 dicembre, che ha fatto quasi 300 mila morti nella regione. Ma dopo poche ore l'allarme tsunami è cessato. Intanto la gente era tutta fuggita dalla costa.

Migliaia di persone hanno trovato rifugio nella chiesa di Stella Maris e sono accuditi dalle suore locali. Lo stesso Herman Laiya ha trovato rifugio in chiesa: "Siamo nella più grande disperazione" commenta: "la gente è sotto stress perché vi sono continue scosse di assestamento".

Gunung Sitoli e Teluk Dalam sono divenute due città fantasma. L'edificio di una chiesa protestante è stato usato per alcune ore dagli sfollati. Ma poi, in massa si sono tutti diretti verso una zona collinare per timore delle onde dello tsunami. Diversi edifici ancora in piedi sono danneggiati in profondità e dovranno essere demoliti.

L'isola di Nias, e la sua capitale è ora senza elettricità, i pali della luce riversi a terra, senza linee telefoniche, senza trasporti. I gruppi di soccorso, per portare in zona gli scavatori hanno dovuto atterrare da Medan e da Jakarta in una zona vicina e da lì viaggiare via terra con i bulldozer.

Tahi Bonar Silahai, inviato speciale del presidente Susilo, è giunto sul posto con un gruppo di infermieri e dottori. Ha dichiarato che, secondo le autorità militari locali, "l'80% delle infrastrutture è distrutto; almeno 500 case sono rase al suolo e vi sono vittime sotto ogni maceria".

Il presidente Susilo Bambang Yudoyono ha deciso di cancellare la sua visita in Australia, prevista in questi giorni. Domani o dopodomani  andrà in visita a Nias
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