05/05/2006, 00.00
ISRAELE - vaticano
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Territori, Iran e la Chiesa: le "ardue" sfide del governo Olmert

di Arieh Cohen

Il nuovo governo ha ottenuto la fiducia della Knesset, ma il cammino è in salita: lotta alla povertà, definizione dei confini d'Israele, Iran sono gli obiettivi principali. Incerto il sostegno interno e quello degli Usa per i piani sui Territori occupati. Cattolici chiedono la conclusione degli annosi negoziati con il Vaticano.

Tel Aviv (AsiaNews) – Ieri con 65 voti favorevoli su 120 il premier israeliano Ehud Olmert ha ricevuto la fiducia del Parlamento monocamerale d'Israele, la Knesset. Il primo ministro israeliano e il suo nuovo governo sono ormai al lavoro. Ma le sfide che dovranno affrontare sono ardue. La crescita esponenziale del numero di poveri in questo Stato, fondato alle origini su ideali di uguaglianza sociale, hanno spinto tutti i partiti nelle recenti elezioni generali a promettere misure decisive per alleviare questa piaga. Su questo argomento vi è un certo disappunto verso il governo anche prima che abbia potuto formulare e portare avanti politiche concrete. In un'intervista alla televisione nazionale, lo stesso presidente israeliano Moshe Katzav si è detto profondamente perplesso sull'impegno del nuovo governo rispetto a questo problema, pur sperando per il meglio.

Al centro dei piani di Olmert vi è la promessa, più volte annunciata, di definire i confini dello Stato d'Israele entro i prossimi quattro anni, in modo unilaterale. Il suo programma è di "raccogliere" gli insediamenti israeliani della Cisgiordania nella parte occidentale del "Muro di separazione", che attraversa i Territori occupati; nello stesso tempo egli vuole smantellare gli insediamenti ad est del Muro, ma mantenere il controllo militare israeliano su tutto il territorio. Egli ha promesso di fare tutto ciò in modo unilaterale, se i palestinesi non accettano le sue condizioni per la pace, per altro formulate in modo da rendere difficile l'accettazione. Da come stanno le cose il premier potrebbe non avere la maggioranza parlamentare per questa iniziativa, visto che perfino il secondo alleato più grande della sua coalizione, il partito fondamentalista Shas, è contrario - come già in precedenza - a ogni piano di smantellamento, pur parziale, degli insediamenti nei Territori palestinesi occupati. Inoltre non è ancora chiaro in che grado gli Stati Uniti appoggeranno un progetto che, oltre allo smantellamento di alcuni insediamenti, prevede anche l'annessione ad Israele di molti altri insediamenti e parti di Territori palestinesi; il tutto con un'iniziativa unilaterale, che contraddice la Carta dell'Onu. Questa esclude l'acquisizione di territori con la forza. Con una considerevole opposizione interna e senza il sostegno politico e finanziario degli Usa, gli ambiziosi piani di Olmert potrebbero scontrarsi con difficoltà insormontabili.

Oltre che i piani sulla Cisgiordania e il dichiarato impegno per la "guerra alla povertà", il nuovo governo israeliano dovrà affrontare il pericolo dei potenziali armamenti nucleari dell'Iran. Per ora Israele si accontenta di lasciare Usa e Europa a condurre le trattative per cercare di fermare le aspirazioni nucleari iraniane, ma se la pressione internazionale dovesse fallire, Israele si troverà ad affrontare la decisione forse più difficile dei suoi 58 anni di vita: intraprendere da sola azioni militari contro l'Iran – con conseguenze non prevedibili su molti fronti – oppure semplicemente usare come deterrente le proprie capacità nucleari - mai ammesse - forse rendendole pubbliche. Tutti, dentro e fuori Israele, sperano che il momento per questa decisione non arrivi mai.

I cristiani e tutti quelli che hanno a cuore la democrazia in Israele devono preoccuparsi del ritorno al governo del partito fondamentalista Shas, pur tirando un sospiro di sollievo per il fatto che Olmert gli abbia negato in modo fermo il ministero degli Interni. È questo il dicastero responsabile dei rapporti tra il governo e le comunità cristiane locali, così come, tra le altre cose, del rilascio – o rifiuto – dei visti per il personale ecclesiastico.

Per i cattolici è necessario che il nuovo governo rinnovi i negoziati con la Santa Sede sulla salvaguardia delle proprietà ecclesiastiche, in particolare dei luoghi sacri, e sulla conferma dell'esenzione fiscale per i beni e le attività della Chiesa, condizione perchè questa possa mantenere la sua presenza in Terra Santa. I colloqui vanno avanti ormai da anni  con interruzioni periodiche da parte di Israele e ora bisogna concluderli, per giustificare le speranze di rapporti stabili e normali generate nel 1993 dall'Accordo fondamentale tra Santa Sede e Stato d'Israele.

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