18/10/2006, 00.00
THAILANDIA
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Thailandia: il governo torna ad autorizzare raduni pubblici

Ma solo in luoghi chiusi e preposti ad incontri formali, come le università. Ancora vietati raduni all'aperto e quelli di alcuni partiti politici, come il Thai Rak Thai. Si fa strada lo scontento tra la popolazione per il permanere "immotivato" della legge marziale.

Bangkok (AsiaNews/Agenzie) – Il governo thailandese ad interim ha deciso di "cancellare parzialmente" il divieto di riunioni pubbliche, in vigore subito dopo il colpo di Stato dello scorso 19 settembre. Il provvedimento, annunciato ieri dal premier Surayud Chulanont, dovrà essere approvato dall'Assemblea legislativa nazionale; esso concede la possibilità a gruppi superiori alle cinque persone di svolgere riunioni, ma solo in luoghi chiusi e preposti ad incontri formali; rimane in piedi, invece, il bando sui raduni in luoghi pubblici.

Surayud, ex generale dell'esercito, ha spiegato che l'iniziativa mira ad incoraggiare la partecipazione pubblica al progetto di riforme politiche del governo. La popolazione – ha continuato – potrà riunirsi e scambiarsi idee politiche nei luoghi preposti, ad esempio le aule universitarie.

La giunta militare, che ora partecipa all'attività di governo con il nome di "Consiglio per la sicurezza nazionale", ha dato la sua approvazione alla parziale cancellazione del divieto. Erano stati propri i generali, dopo il golpe incruento, a proibire gli incontri pubblici che superavano i cinque partecipanti, pena 6 mesi di detenzione e una multa di oltre 10 mila bath.

Il nuovo provvedimento non tocca però alcuni partiti politici, come il Thai Rak Thai, del destituito primo ministro Thaksin Shinawatra, ai quali rimane vietata ogni attività pubblica.

Lo stesso primo ministro ad interim ha poi ribadito che nel Paese resta in vigore la legge marziale. E tra la popolazione, inizialmente favorevole ai militari, comincia a diffondersi l'insofferenza nei confronti delle restrizioni alle libertà civili. Il direttore della rivista Fah Diew Kan, ha commentato che la cancellazione parziale del bando sui raduni non è sufficiente, perché non restituisce alla gente i suoi diritti fondamentali. "La legge marziale – dice – è anti democratica e il governo non ha nessun motivo per mantenerla". Dal canto suo il portavoce del gruppo anti-Thaksin, People's Alliance for Democarcy, propone alle autorità di optare almeno per un Decreto d'emergenza, applicabile in modo locale a seconda delle esigenze.

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