30/06/2006, 00.00
Cina
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Tibet: fra le proteste dei gruppi etnici ed ambientalisti, apre domani la nuova ferrovia

Secondo diversi gruppi tibetani, la nuova linea Qinghai-Tibet serve solo ad accrescere il controllo di Pechino sulla regione. Temuto il nuovo afflusso di cinesi di etnia Han e di turisti, che potrebbero distruggere l'ambiente.

Lhasa (AsiaNews/Scmp) – L'apertura della nuova linea ferroviaria che collega il Qinghai ed il Tibet, prevista per domani, ha scatenato un'ondata di proteste da parte dei gruppi tibetani pro-indipendenza, che temono una nuova migrazione di cinesi di etnia Han. Se avvenisse, denunciano i leader della protesta, questo fenomeno ridurrebbe l'etnia tibetana ad una minoranza in casa propria.

"Una volta che si dà il via all'immigrazione degli Han – denuncia Tenzin Chodeon, coordinatore del gruppo 'Studenti per un libero Tibet' – i tibetani verranno messi ai margini della società, economicamente e socialmente. La ferrovia minaccia la sopravvivenza della nostra cultura e della nostra stessa identità".

Secondo l'Ufficio nazionale di statistica, il numero degli Han nella regione a statuto autonomo si è raddoppiato nel corso del decennio fra il 1990 ed il 2000: dai 74.500 della prima ondata sono passato ad oltre 155 mila.

Per cercare di dare più risalto al problema, i diversi gruppi hanno chiesto "a tutti i tibetani, da New York a Londra" di dimostrare per tutta la giornata di domani con fasce nere al braccio davanti alle ambasciate ed ai consolati cinesi. Inoltre, i turisti sono stati invitati a boicottare la nuova linea, lunga 1.956 chilometri con 43 stazioni di sosta intermedie.

"Siamo convinti che questa ferrovia sia un progetto distruttivo – dice Yael Weisz-Rind, del gruppo Free Tibet – creato con motivazioni esclusivamente politiche. E' un altro modo con cui la Cina vuole consolidare il suo controllo sul Tibet: il turismo è solo un'arma nelle mani di Pechino".

Il flusso di turisti auspicato da Pechino preoccupa anche gli ambientalisti, di un Paese che è una immensa riserva naturale. Dawa Tsering, direttore della sezione di Lhasa del WWF, sottolinea come già da oggi molti negozi per turisti nella capitale espongano piante selvatiche della zona da vendere come souvenir. "Una delle nostre più grandi preoccupazioni – spiega – è che l'enorme numero di persone che la ferrovia porterà qui arrivi impreparato su come si tratta con la natura del luogo. Il progetto è importante per l'economia del posto, ma questo non può prescindere dalla protezione dell'ambiente".

Il progetto è stato fortemente voluto da Mao Zedong e dal suo primo ministro Zhou Enlai, che lo hanno preso in considerazione sin dai primi giorni di vita della Repubblica Popolare: secondo alcuni storici, l'idea originaria è da attribuirsi addirittura a Sun Yat-sen. La costruzione della linea è stata divisa in due parti: la prima sezione, di 800 chilometri, è stata iniziata nei primi anni '80 e porta da Xining a Golmud. La seconda tratta, 1.200 chilometri da Golmud a Lhasa, si snoda per la maggior parte ad altezze che vanno dai quattro ai cinquemila metri: il punto più alto, nei pressi di Tanggula, si trova a 5.068 metri dal livello del mare.

Il primo treno partirà dunque alle 9.30 del mattino da Pechino per arrivare a Lhasa alle nove della sera di due giorni dopo: il viaggio dalla capitale cinese copre oltre quattro mila chilometri, ma non è ancora stato chiarito quanti treni effettueranno l'intera tratta.

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