03/05/2011, 00.00
NEPAL – TIBET
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Tibetani in esilio: il nuovo Kalon Tripa si batterà per i nostri diritti

di Kalpit Parajuli
Gli esuli chiedono al Primo ministro Lobsang Sangay un accordo con l’occidente per porre fine alla repressione da parte del governo filo-cinese di Kathmandu. Organizzata una veglia di preghiera per chiedere la protezione del nuovo leader e di tutti i tibetani in esilio.
Kathmandu (AsiaNews) – Gli esuli tibetani in Nepal lanciano un appello al nuovo Primo ministro Lobsang Sangay, affinché si batta per i loro diritti, violati dal governo filo-cinese di Kathmandu. Alle elezioni del Kalon Tripa (Primo ministro del governo tibetano in esilio) tenutesi lo scorso 20 marzo, la polizia nepalese ha bloccato i seggi elettorali e picchiato chi tentava di votare. Meno di metà degli esuli è riuscita ad esprimere la sua preferenza. Nonostante le restrizioni, la comunità tibetana di Kathmandu ha organizzato in questi giorni una veglia di preghiera per il nuovo leader.

Funjok Lama, 36 anni, afferma:  "Quando ci siamo riuniti per votare, la polizia ha fatto irruzione nel seggio e mi ha trascinato fuori, picchiandomi con calci e manganelli”. Lama, mostra le ferite riportate e aggiunge che  “è positivo che almeno una parte degli esuli abbia votato, nonostante le restrizioni.

“Il nuovo Primo ministro – afferma Dolma Tsering, donna di 56 anni – deve spingere l’occidente a iniziare a fare pressioni sul governo nepalese, per garantire alla comunità in esilio il proprio diritto a libere elezioni e la fine della repressione”.

Dopo l’invasione di Lhasa del 1951 e l’esilio del Dalai Lama in India (1959), il Nepal ha ospitato migliaia di rifugiati in fuga dal Tibet, consentendo ad essi il sostegno del governo in esilio. A tutt’oggi gli esuli sono oltre 20mila. Con la caduta della monarchia nepalese nel 2006 e la salita al potere dei partiti maoista (Unified Communist Party of Nepal)  e leninista-marxista (Unified Marxist–Leninist) il Paese ha iniziato a stringere accordi economici con Pechino, vietando agli esuli ogni tipo di manifestazione anti-cinese. Il 13 febbraio scorso la polizia ha fermato le elezioni interne alla comunità tibetana e sequestrato schede e materiale elettorale. La Cina ha ripagato l’impegno di Kathmandu, con l’offerta di aiuti umanitari e materiale bellico all’esercito nepalese per un valore di 13 milioni di euro.

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