23/08/2013, 00.00
TIBET – CINA
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Tibetano muore in carcere, la rivolta della popolazione piega le autorità

viene Arrestato per furto, il giovane Guldrak muore durante l’interrogatorio per le percosse della polizia. In un primo momento le autorità parlano di “suicidio”, ma un sit-in di 500 tibetani li costringe ad ammettere l’omicidio. La famiglia viene risarcita, ma nessuno apre un’indagine per punire i responsabili.

Lhasa (AsiaNews) - La morte in carcere di un tibetano ha scatenato le proteste della popolazione di Maywa, nella parte orientale della provincia, e ha costretto le autorità ad ammettere le brutalità della polizia. Secondo alcune fonti, il giovane Guldrak (29 anni) è morto in seguito alle percosse del capo dell'Ufficio di Pubblica sicurezza della zona, noto come Rinchen.

In un primo momento, i funzionari comunisti dell'area hanno cercato di far passare il decesso come "suicidio", ma oltre 500 tibetani hanno lanciato un sit-in per chiedere la verità. Si tratta del secondo caso di decesso in prigione nella zona dall'inizio dell'anno.

Secondo Free Tibet, che ha potuto confermare diversi dettagli della storia, Guldrak era stato arrestato lo scorso 8 agosto per furto. Durante l'interrogatorio in carcere, alcuni agenti di polizia - guidato dal loro capo - hanno iniziato a pestarlo fino a ucciderlo. Le autorità si sono prima rifiutate di consegnare il cadavere alla famiglia, dicendo che "il suicida era stato già sepolto", ma sono state costrette dalla popolazione ad ammettere la verità.

Il governo locale ha offerto alla famiglia 50mila yuan per il funerale e altri 500mila yuan come risarcimento (per un totale di circa 65mila euro). Ma in cambio non hanno aperto nessuna indagine criminale e hanno lasciati liberi gli autori dell'omicidio. Secondo fonti e testimonianze confermate si tratta del secondo caso avvenuto in Tibet quest'anno ma, dato che il secondo è un caso di natura politica, non è al momento conoscere i dettagli di quanto avvenuto.

Eleanor Byrne-Rosengren, direttore di Free Tibet, dice: "Le forze di sicurezza cinesi violano i principi basilari e i diritti umani della popolazione. Oramai godono di una piena impunità. Nonostante le belle parole che si leggono nella Costituzione cinese, e alcune recenti modifiche, la protezione legale per i detenuti politici di fatto non esiste. Per i tibetani lo stato di diritto è una fiction".

Ha collaborato Nirmala Carvalho

 

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