09/02/2011, 00.00
INDIA
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Timori di violenze al raduno di 2 milioni di estremisti indù in Madhya Pradesh

di Nirmala Carvalho
Il Narmada Samajik Kumbh, preceduto da una campagna contro le pretese conversioni forzate al cristianesimo. L'arrivo di militanti armati. L’arcivescovo di Bhopal: Nella propaganda indù contro i cristiani vi sono interessi politici e personali.
Bhopal (AsiaNews) – Le comunità cristiane del Madhya Pradesh hanno chiesto la protezione del governo in occasione del Narmada Samajik Kumbh, un enorme raduno di estremisti indù programmato per domani a Jabalpur, dove si prevede vi saranno circa 2 milioni di persone.
 
L’incontro è stato preceduto da una potente campagna mediatica contro le “conversioni forzate” ad opera dei cristiani ed è stata programmata una “riconversione” di tribali all’induismo. Mons. Leo Cornelius, arcivescovo di Bhopal e presidente della Conferenza episcopale del Madhya Pradesh, afferma che la propaganda indù sulle conversioni forzate è falsa ed ha “interessi politici”. Per il prelato, il raduno estremista è “un deliberato tentativo di creare problemi” e rischia di “macchiare l’immagine di un’India tollerante”.
 
Da parte sua, il segretario generale del Congress, Digvijay Singh, ha criticato il governo del Madhya Pradesh per aver speso un miliardo di rupie [circa 16,2 milioni di euro] per il Narmada Samajik Kumbh, che egli definisce “una campagna di disinformazione contro i cristiani”.
 
Il Narmada Samajik Kumbh è stato organizzato dal Sangh Parivar, l’organizzazione ombrello che raduna molti gruppi estremisti indù e si dovrebbe svolgere dal 10 al 12 febbraio. Fra gli invitati presenti di sicuro, vi sono l’intera leadership della Rashtriya Swayamsevak Sangh e altri gruppi di militanti armati, i governanti di Madhya Pradesh e Chhattisgarh.
 
I motivi espliciti del raduno sono quelli di liberare l’area dai “missionari cristiani”, accusati di convertire in larga scala i tribali della regione, in maggioranza di etnia Mandla e Gond.
I sacerdoti e i leader cristiani del Madya Pradesh hanno inviato un memorandum al governo denunciando uno spettacolare “ghar wapasi” (“ritorno all’ovile”) di tribali cristiani all’induismo e chiedendo sicurezza per i fedeli delle minoranze religiose e per i luoghi di culto.
 
Da giorni nella regione si distribuiscono volantini con accuse contro i cristiani per le conversioni forzate e con formulari ai tribali per ritornare all’induismo.
 
Parlando ad AsiaNews, mons. Cornelius sottolinea: “Questo è un modo deliberato per creare problemi fra la gente. [Per questo] abbiamo domandato la protezione da parte dell’amministrazione pubblica”. Il vescovo è netto anche sui volantini : “Nessuno conosce la fonte di quei volantini, compresi i formulari per i tribali per riconvertirli all’induismo. Tutto questo è falso e sbagliato. Queste persone sono tribali e i tribali non sono mai stati indù. Perciò non ci dovrebbe essere alcun ghar vapasi”.
 
“Gli estremisti – continua mons. Cornelius – fanno questa propaganda per interessi politici o personali. Essi percepiscono il cristianesimo come una minaccia, perché i cristiani, con abnegazione, scuole e aiuti sanitari, hanno ridato consistenza ai più poveri dei poveri, ai Dalit e ai tribali, che erano emarginati e depredati. Questa gente era soffocata e sfruttata dalle classi alte a causa della loro ignoranza, analfabetismo e povertà. Ora, grazie a decenni di servizio missionario, i Dalit e i tribali si sentono più autonomi e con più dignità. E questo non è accettato da coloro che ora non possono più sfruttarli e soffocarli”.
 
“L’India – commenta il prelato – è stata sempre conosciuta per la sua tolleranza. Ora, con l’aumento delle violenze verso le minoranze e con questa falsa propaganda contro la missione cristiana, si corre il rischio di macchiare questa immagine di tolleranza”.
 
Il vescovo precisa che  i gruppi ostili al cristiani sono una minoranza. “Coloro che hanno interessi nascosti – per motivi politici o per mantenere il potere – seminano sfiducia e sospetto, creando un clima di intolleranza. Le accuse di conversioni forzate al cristianesimo sono tutte false. Lo stesso censimento del governo prova che la popolazione cristiana dell’India è minuscola: solo il 2,3% della popolazione”.
 
 “La maggior parte degli indiani – conclude - la pensa in modo laico e sono coscienti del contributo delle missioni cristiane nella costruzione della nazione. In più, essi sono interessati al progresso e allo sviluppo del Paese e alla pace e alla coesistenza nella nostra società”.
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