31/08/2009, 00.00
GIAPPONE
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Tokyo, la vittoria dei democratici una “rivoluzione” fra molte difficoltà

Una “rivoluzione senza spargimento di sangue”, il partito democratico dovrebbe vincere 308 seggi su 480. Taro Aso, premier uscente, dichiara la sconfitta. Sostegno ai figli, scuole gratis e tagli nella burocrazia sono le promesse da mantenere mentre il Paese soffre di invecchiamento ed è immerso nella crisi economica. La borsa di Tokyo risponde in modo positivo.

Tokyo (AsiaNews/Agenzie) – Il partito democratico del Giappone (Dpj) ha vinto le elezioni mettendo fine al governo del partito liberal-democratico (Ldp) dopo quasi 50 anni di incontrastato dominio. Le proiezioni nei media nazionali mostrano che il Dpj ha guadagnato almeno 308 dei 480 seggi del parlamento, lasciandone 119 all’Ldp, capovolgendo i risultati delle ultime elezioni nel 2005.

Non appena è stata chiara la vittoria dei democratici, la borsa si è innalzata dell’1,5%. Il premier uscente Taro Aso ha riconosciuto la sconfitta e ha deciso di dimettersi dalla guida del partito. Il futuro premier sarà con ogni probabilità il capo del Dpj, Yukio Hatoyama.

Tomoaki Iwai, professore di scienze politiche alla Nihon università di Tokyo, ha dichiarato a Bloomberg: “Questa è una rivoluzione senza spargimento di sangue, il primo trasferimento di potere da un partito a un altro nel Giappone del dopoguerra”. “Il Dpj – ha aggiunto – deve ora fronteggiare l’arduo compito di mantenere le sue promesse e mostrare al pubblico giapponese che esso può cambiare il sistema”.

Hatoyama ha infatti promesso di far rinascere l’economia in profonda recessione - la più dura dalla Seconda guerra mondiale – sostenendo la spesa delle famiglie per i figli, tagliando le tasse e riducendo il potere dei burocrati.

I problemi più cocenti del Paese sono una popolazione sempre più vecchia, che riduce il personale attivo e aumenta la spesa del welfare, e una spesa pubblica abissale. Per il primo, Hatoyama ha promesso 320 dollari al mese per ogni figlio nato; scuole gratis fino al livello superiore; salari più alti. Tutto questo dovrebbe anche spingere a un maggior consumo interno, alleviando la crisi economica e il crollo delle esportazioni. Per il secondo problema, Hatoyama pensa a una riforma della burocrazia, snellendola e sottomettendola di più alla politica.

Sulla politica estera, il Dpj pensa di creare una nuova diplomazia meno succube della diplomazia Usa, cercando di rafforzare i legami con i Paesi asiatici.

Hatoyama, 62 anni, fa parte di una dinastia di politici. Nel ’95 ha lasciato l’Ldp e ha cominciato la sua scalata nel Dpj; suo bisnonno Ichiro ha fondato nel 1955 l'Ldp. Il suo bisnonno è stato anche presidente del parlamento e suo padre è stato ministro degli esteri. Suo fratello minore, Kunio, è membro del Dpj, rieletto ieri, ma solo un mese fa faceva parte del Ldp.

Dei 308 deputati eletti nel Dpj, 268 sono uomini, 40 sono donne. alle elezioni ha partecipato il 69% dei 104 milioni aventi diritto. Nelle scorse elezioni aveva votato il 67,5%.

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