11/08/2010, 00.00
INDIA
Invia ad un amico

"Tragedia umanitaria" a Ladakh, Kashmir. L'impegno della Chiesa

di Nirmala Carvalho
Un mare di acqua e fango ha travolto tutto d’improvviso. AsiaNews intervista chi vive nella zona. Centinaia di morti, migliaia di profughi, l’esercito lavora senza sosta per aiutare gli sfollati e ripristinare i collegamenti. Non sono stati recuperati i corpi degli europei dati per morti.

New Delhi (AsiaNews) – “Il 7 agosto notte nelle prime ore è iniziata una pioggia intensa [in 90 minuti sono caduti circa 100 millimetri d’acqua]. Poi, la furia della natura ha scatenato una tragedia umanitaria”. Parla padre Justin che abita a circa mezzo chilometro dall’epicentro del mare di acqua e fango che ha travolto interi villaggi e centinaia di persone, tra cui l’italiano Riccardo Pitton, uno spagnolo e 3 francesi.

Nella zona di Ladakh, nel Kashmir indiano, le autorità parlano di almeno 166 morti (23 stranieri) e centinaia di “dispersi”. L’esercito indiano da giorni lavora per portare in salvo centinaia di persone, tra cui molti turisti stranieri, dopo che acqua e fango hanno cancellato le strade e isolato la zona. Persino gli ultraspecializzati elicotteri Cheetah sono in difficoltà, molti recuperi sono stati fatti “in volo” per il timore che l’apparecchio rimanesse impantanato.

E’ persino difficile avere notizie certe: l’8 agosto Aamir Ali, funzionario statale dell’Ufficio per la Gestione dei Disastri, ha annunciato che “sono stati recuperati i corpi di 5 stranieri, che sono 3 francesi, uno spagnolo e un italiano”. Ma ancora oggi fonti ufficiali italiane e francesi ripetono che le ricerche dei corpi sono in atto. Oggi la famiglia di Henri Augareils, 58 anni, uno dei francesi ritenuti morti, ha espresso “grande speranza” che il loro caro sia soltanto disperso, dice che è appassionato ed esperto delle montagne e che potrebbe essersi riparato rimanendo isolato.

Padre Suresh Britto è il titolare della parrocchia di St. Peter e padre Justin è il Direttore del Centro per i Servizi sociali, nel villaggio di Choglamsar, a mezzo chilometro dal villaggio di Leh sommerso dall’inondazione. Anche a Choglamasar l’acqua ha distrutto oltre 500 case e 300 negozi, 400 case sono state sradicate e di loro non rimane alcuna traccia: in circa 20 minuti è stato cambiato l’intero scenario della zona, l’acqua ha lasciato macerie e corpi senza vita. Sono stati trascinati via ponti e templi, l’esercito lavora senza sosta con bulldozer ma dice che ci vorranno ancora 7-10 giorni per ripristinare le comunicazioni.

Padre Britto racconta ad AsiaNews : “Abbiamo usato i nostri veicoli per portare la gente agli ospedali, la nostra scuola e il convento sono stati circondati su 3 lati dall’acqua in piena. All’inizio l’esercito è stato riluttante ad aiutarci [nella zona c’è una stabile presenza militare perché il Kashmir indiano è vicino al confine con Cina e Pakistan, Paesi con cui New Delhi ha combattuto guerre non ancora concluse in modo ufficiale]. Poi i soldati sono intervenuti, hanno creato campi profughi. Le suore aiutano senza sosta i profughi, danno aiuti materiali e conforto a bambini e donne. La Chiesa sta ora cercando di organizzare aiuti di lungo termine per il villaggio”.

La diocesi di Jammu-Srinagar stima che ci siano stati 4-500 morti, anche se sono stati recuperati circa 60 corpi soltanto; oltre 400 abitazioni distrutte, altre centinaia danneggiate con circa 3500 persone senzatetto che hanno perso tutto.

Con l’aiuto di Swami Radha Ji Satsang,  spiega p. Justin,  “abbiamo subito aperto una mensa nel villaggio per sfamare i tanti sfollati. La nostra scuola e il convenuto hanno accolto i profughi. Ci sono scene che spezzano il cuore. In una sola famiglia buddista ci sono state 7 vittime, compreso un bambino nostro alunno: i familiari hanno facce attonite, leggi loro il dolore negli occhi. Molte persone hanno perso tutto”.

Il fiume Indo passa a 50 metri dalla chiesa St. Peter e le acque hanno raggiunto la scuola, ma i sacerdoti pensano solo ad aiutare la gente.

La zona è una meta turistica molto frequentata, famosa per i monasteri tibetani, il trekking e il rafting. Fonti ufficiali indiane parlano di 25mila persone colpite dal disastro, circa 7mila soldati impegnati nei soccorsi e per ricostruire case e ponti. Tra i “dispersi” potrebbero esserci anche 33 soldati.

TAGs
Invia ad un amico
Visualizza per la stampa
CLOSE X
Vedi anche
Kashmir, Modi riapre al dialogo con i leader locali
23/06/2021 12:12
Pechino ammette: il disastro delle miniere di Xintai "poteva essere evitato”
22/08/2007
Lo Stato aveva previsto il disastro delle miniere di Xintai
21/08/2007
Un’altra tragedia annunciata: dispersi 69 minatori per un’inondazione
30/07/2007
Il tifone Nabi si sposta ad Hokkaido e perde potenza
01/09/2005


Iscriviti alle newsletter

Iscriviti alle newsletter di Asia News o modifica le tue preferenze

ISCRIVITI ORA
“L’Asia: ecco il nostro comune compito per il terzo millennio!” - Giovanni Paolo II, da “Alzatevi, andiamo”