20/11/2018, 10.58
COREA DEL SUD
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Tre passi ed un inchino: monaci buddisti chiedono giustizia per la morte di un migrante

Il raro rituale è stato ripetuto per quasi due chilometri, dal quartier generale dell'ordine Jogye alla residenza del presidente della Repubblica. Chiesta la riapertura delle indagini sul caso di Than Zaw Htay, caduto durante la fuga dagli agenti dell’Ufficio immigrazione di Incheon.

Seoul (AsiaNews/Agenzie) – Tre passi ed un inchino di prostrazione, ripetuti per quasi due chilometri: è la rara pratica religiosa (foto) che alcuni monaci buddisti hanno eseguito ieri a Seoul, per chiedere al governo di indagare sulla morte di un lavoratore birmano, deceduto due mesi fa. I religiosi ed attivisti pro-immigrazione sono partiti dal tempio di Jogyesa a Jongno-gu, quartier generale dell'ordine Jogye del buddismo coreano. Il rituale è continuato fino alla Casa Blu, residenza del presidente della Repubblica, a circa 1,6 chilometri di distanza.

Uno dei monaci teneva tra le mani la foto di Than Zaw Htay, caduto da un’altezza di otto metri in un cantiere di Gimpo. Il migrante scappava dagli agenti dell’Ufficio immigrazione di Incheon, che lo scorso 22 agosto avevano fatto irruzione nel sito, in cerca di lavoratori stranieri irregolari. L'uomo, 25 anni, è stato trasportato in ospedale ma è morto 13 giorni dopo. In un primo momento, la polizia ha pensato ad un suicidio dell’operaio, salvo poi ipotizzare una sua caduta accidentale. Il Comitato sociale e del lavoro dell’ordine Jogye chiede però al ministero della Giustizia di riaprire il caso.

Le circa 30 persone che hanno aderito alla protesta definiscono un “attacco omicida” la condotta degli ispettori di Incheon. Testimoni riferiscono che gli agenti hanno afferrato le gambe del lavoratore, mentre questo scappava da una finestra, facendogli perdere l'equilibrio e provocandone la caduta. Il venerabile Haechan, presidente del Comitato, ha definito la pratica religiosa di ieri “disperata richiesta di verità e punizione per i responsabili”. “Il nostro– ha affermato il monaco – è un gesto fisico per chiedere la fine di queste incursioni omicide in stile ‘allevamento di conigli’, che hanno già ucciso 10 lavoratori migranti negli ultimi 10 anni".

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