30/05/2006, 00.00
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Troppa censura: gli iraniani si informano, illegalmente, dalle tv satellitari

di Dariush Mirzai

La pretestuosa chiusura del quotidiano riformista "Iran" conferma la diffidenza del regime verso l'informazione. Norme poco chiare lasciano spazio ad abusi e spingono anche i giornalisti stranieri all'autocensura.

Teheran (AsiaNews) - Una gran parte degli Iraniani non ignora quello che succede nel mondo e qual è la percezione dell'Iran nel mondo. Molti, infatti, seguono, illegalmente,  le TV satellitari internazionali e le radio d'opposizione, che godono pure di una rete di reporter clandestini che lavorano in Iran. Però, la stampa nazionale è sottomessa a restrizioni e controlli tali che la loro credibilità è generalmente limitatissima. La libertà di stampa era già molto limitata sotto il governo Khatami e i problemi e le paure vanno crescendo. Dal 23 maggio, il quotidiano riformista Iran non viene più pubblicato. La ragione ufficiale è legata ad una caricatura considerata offensiva per la minoranza turcofona, pubblicata non da Iran ma dal settimanale Iran Jomeh, che appartiene allo stesso gruppo editoriale.

Il caricaturista e il caporedattore di Iran Jomeh sono stati arrestati, come lo sono stati, la settimana scorsa, 54 dimostranti a Tabriz che protestavano contro la caricatura offensiva. La questione delle minoranze è molto sentita e le autorità amministrative e giudiziarie non esitano a reprimere simultaneamente provocatori e protestatari. In questa vicenda, alcuni parlamentari turcofoni avevano pure minacciato di opporre al Ministro della cultura e orientamento islamico una procedura di "impeachment". Questo ministro, Mohammad-Hossein Saffar-Harandi, dirigeva prima il quotidiano ultra-conservatore Kayhan (attualmente voce quasi ufficiale del governo) ed ha chiaramente approfittato di questa polemica per imporre una sanzione politica contro un quotidiano che non segue al 100% la linea Ahmadinejad.

La chiusura di Iran è stata decisa formalmente da un comitato legato al Ministero della cultura. La decisione è recentemente stata criticata pure da insegnanti e studenti della Scuola ufficiale di giornalismo affiliata all'agenzia IRNA.

Dal 1999 al 2004, cioè già durante l'era Khatami, il comitato di censura aveva chiuso 22 giornali, mentre con delle sentenze ne erano stati chiusi altri 81. Le pressioni politiche sulla stampa iraniana sono moltissime, grazie a norme poco chiare che danno ampio spazio all'interpretazione delle autorità amministrative o giudiziarie. L'ONG "Article 19" ha pubblicato a Londra, nel marzo 2006, un rapporto che elenca le molteplici limitazioni alla libertà di stampa in Iran e le violazioni strutturali del diritto internazionale vigente. In Iran, le pene contro i giornalisti possono essere severissime e includano, oltre alla chiusura di giornali come Iran e all'incarcerazione, anche pene fisiche (frustate).

Il Ministero della cultura e dell'orientamento islamico va anche consultato per le domane di visti da parte dei giornalisti stranieri. L'imprevedibilità e l'arbitrio delle decisioni se dare o no accesso al territorio iraniano, con sempre maggiori restrizioni, hanno almeno due effetti perversi: l'autocensura da parte di coloro che vogliono lavorare regolarmente in Iran e il moltiplicarsi di voci, anche fantasiose, come recentemente quella di un progetto di obbligare le minoranze religiose a portare vestiti speciali.

La trasparenza comporta, ovviamente, dei rischi per i regimi autoritari, ma l'isolamento e l'ignoranza per forza non servono neppure a migliorare l'immagine del regime iraniano nel resto del mondo.

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