06/10/2004, 00.00
TURCHIA - EUROPA
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Turchia nella Ue: cosa cambia per il Continente e Ankara

Oggi Bruxelles risponde alla richiesta della Turchia di entrare nei Venticinque. Le posizioni in Europa sono contrastanti. Attivisti per i diritti umani: Non tutto è ok.

Ankara (AsiaNews) – Viene presentato oggi a Bruxelles il Rapporto del commissario Verheugen per l'apertura dei negoziati per l'ingresso della Turchia in Europa. Il via libera ai negoziati per l'adesione porterebbe indubbi vantaggi all'economia turca.

Analisti finanziari hanno quantificato in 208 miliardi di dollari il beneficio che il paese può ottenere attraverso investimenti stranieri grazie all'ok di Bruxelles. La Turchia, inoltre, con l'ingresso nella Ue, potrebbe beneficiare di 55 miliardi di dollari provenienti dai sussidi comunitari. Naturalmente questo comporterà una riduzione delle disponibilità economiche per gli altri Paesi, visto che l'economia turca, pur in espansione (la crescita annua del 7,9% annuo), resta al di sotto degli standard medi europei.

Gli ultimi sondaggi indicano che i turchi sono sempre più favorevoli all'entrata in Europa: oggi il 75% dei turchi appoggia la richiesta del premier Erdogan, contro il 67% di un anno fa. Tale percentuale sale all'80% nella minoranza curda, la più interessata all'entrata in Europa: il cammino di riforme richiesto ad Ankara dalla Ue ha già garantito ai curdi il riconoscimento di minoranza etnica e linguistica.

Se verrà ammessa ai negoziati per far parte dell'Unione, la Turchia diventerebbe il Paese più popoloso dell'Ue. I 70 milioni di cittadini turchi farebbero impennare la percentuale di musulmani in Europa dall'attuale 3% al futuro 20%.

L'entrata di Ankara ha creato posizioni molto diversificate fra i paesi dell'Ue: sono favorevoli Gran Bretagna, Italia, Spagna, Portogallo, Finlandia, Svezia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Irlanda. Decisamente contrarie Austria e Lussemburgo.

Incerta la posizione degli altri stati: sono divisi Danimarca, Ungheria, Polonia, Belgio, Olanda, Slovenia, Cipro, Lituania, Lettonia ed Estonia. In Germania il governo Schroeder sostiene la richiesta turca, ma opinione pubblica e opposizione sono contrarie. In un recente sondaggio del settimanale Stern il 55% dei tedeschi si sono detti contrari ad una Turchia europea. La Germania ospita circa 3 milioni di emigrati turchi. Anche l'ex cancelliere Helmut Kohl (sebbene suo figlio abbia una sposato una turca) ha espresso la sua opposizione. Stessa situazione in Grecia, "nemico" storico della Turchia: i sondaggi mostrano che la gente è in disaccordo con la posizione pro-Turchia del governo di Atene.

In Francia si registrano opinioni contrastanti: il presidente Chirac appoggia l'ingresso di Ankara, ma ha prospettato un referendum in cui i cittadini francesi possano pronunciarsi sull'ammissione della Turchia. Decisamente contrario Girard d'Estaing, promotore della Costituzione europea: "L'entrata della Turchia segnerebbe la fine dell'Unione europea" ha dichiarato l'ex presidente francese. "La Turchia non è un Paese europeo, la sua capitale non è in Europa e il 95% dei suoi abitanti non vivono nel nostro continente" ha insistito d'Estaing. "La Turchia ha una cultura differente: la sua entrata nella Ue sarebbe la campana a morte dell'Europa" ha detto d'Estaing.

Il Vaticano, per bocca del Segretario di Stato card. Angelo Sodano, ha affermato di essere "neutrale" sulla questione. Il card. Joseph Ratzinger aveva definito Ankara in Europa "un fatto antistorico": "La Turchia ha sempre rappresentato nel corso della storia un continente in permanente contrasto con l'Europa" aveva detto Ratzinger in un'intervista al quotidiano francese Le Figaro.

Anche in seno all'Unione europea si riscontrano giudizi contrastanti: l'attuale presidente della Commissione Romano Prodi vede di buon occhi l'ingresso turco, mentre il presidente entrante, Jose' Manuel Durao Barroso, ha affermato che al momento "la Turchia non è pronta" ad entrare nella Ue. La stessa diversità di opinioni si trova fra i commissari europei: l'olandese Fritz Bolkestein ha dichiarato che "l'attuale fisionomia dell'Ue imploderà se 70 milioni di musulmani turchi entreranno in Europa". Da parte sua Guenther Verheugen, incaricato europeo per i negoziati con Ankara, al termine di una visita in Turchia nei giorni, scorsi ha detto che "non vi sono ulteriori condizioni che la Turchia debba soddisfare per dimostrare di essere pronta a far parte dell'Ue".

L'ingresso della Turchia in Europa è giudicato in maniera ambigua dagli attivisti per i diritti umani. Negli ultimi 22 mesi – da quando cioè l'Ue ha aperto il dossier sulla Turchia e la sua richiesta di entrare nell'Unione – sono state attuate alcune riforme in campo giuridico e civile: l'abolizione della pena di morte, il riconoscimento delle minoranze, il bando della tortura.

L'organizzazione Human Right Watch (HRW) avverte comunque che "la situazione attuale della libertà di stampa, della libertà religiosa e del rispetto delle minoranze è lontana dall'essere perfetta", anche se sono innegabili "continui miglioramenti". In particolare, HRW fa notare che in Turchia ci siano ancora persone imprigionate per reati d'opinione e la tortura sia ancora praticata in molte carceri. HRW chiede al governo turco di risolvere il problema dei profughi curdi (circa 380mila) fuggiti dalle loro case durante gli scontri fra gli indipendentisti e il governo di Ankara durante gli anni '90. (LF)

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