05/12/2017, 08.05
YEMEN
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Ucciso Ali Abdallah Saleh, l’ex presidente, ‘uomo di tutte le contraddizioni’

Pochi giorni prima era ancora alleato degli Houthi; poi ha deciso di allearsi con l’Arabia saudita, nella speranza di tornare ad essere presidente dello Yemen. In passato aveva combattuto contro gli Houthi, chiedendo man forte a Riyadh.

Sanaa (AsiaNews) – L’ex presidente dello Yemen Ali Abdallah Saleh è stato ucciso ieri pomeriggio in uno scontro fra i suoi sostenitori e I suoi ex alleati, i ribelli Houthi. Solo ieri mattina, i giornali sauditi lo applaudivano per aver rotto l’alleanza con gli Houthi e aver cercato di riconnettersi con l’Arabia saudita.  Pochi giorni prima, il 30 novembre, ancora alleato con gli Houthi, aveva negato in pubblico che lo Yemen riceveva armi e missili dall’Iran (l’accusa fatta da Riyadh) Il giorno dopo Saleh in un altro discorso pubblico, ha affermato che la guerra contro l’alleanza araba (Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Qatar, Egitto e Bahrain) era inutile e che “bisognava combattere contro gli Houthi” i suoi ex-alleati.

Ieri pomeriggio, il capo degli Ansar Allah, Abdelmalik Al Houthi è apparso nella Tv di Stato subito dopo l’annuncio della morte dell’ex-Presidente per annunciare che il Paese aveva appena fatto fallire “un complotto ordito dai nemici dello Yemen usando Ali Abdallah Saleh e le sue milizie” ed ha consigliato gli investitori stranieri di non andare in Arabia Saudita o negli Emirati Arabi Uniti perché questi Paesi non saranno più al sicuro dalla rappresaglia yemenita. E ha consigliato loro di andare ad investire in Paesi quali “il sultanato di Oman, il Kuwait, l’Iraq, o la Siria che è tornata sicura”.

Ali Abdallah Saleh, 77 anni, un ex pastore cresciuto in una famiglia modesta, ha fatto carriera militare da semplice soldato fino a diventare il sesto presidente della Repubblica dello Yemen. “L’uomo di tutte le contraddizioni”, come era definito, è rimasto in carica di presidente dello Yemen dal 1978 fino al 25 febbraio 2012, quando è stato allontanato dai venti della “Primavera araba” in Yemen. Ha cercato di allearsi con i sauditi contro gli Houthi, ma Riyadh gli ha preferito Abd Rabbu Mansur Hadi ad Aden. Deluso dai sauditi ha invitato tutti i suoi fedeli a combattere a fianco degli Houthi contro gli invasori arabi, la coalizione guidata dall’Arabia Saudita e dagli Emirati Arabi. Nel 2015 esce illeso da un attentato mortale. Sotto il suo mandato presidenziale durato 34 anni, lo Yemen ha conosciuto la scoperta del petrolio, ma anche la corruzione; l’unità del Paese nel 1990, ma anche, in seguito, la divisione ed esclusione del Sud. Sotto il suo mandato sono stati anche fissati i confini con l’Arabia Saudita e sempre lui ha aperto le porte all’ingresso delle truppe di occupazione saudita dello Yemen, chiedendo il loro aiuto nella sua guerra contro gli Houthi dal 2004 al 2010, in sei campagne successive. Poi si era alleato con loro e infine li ha traditi nei giorni scorsi.

 “Sapevamo che prima o poi ci avrebbe traditi” ha detto ieri un alto esponente di Ansar Allah “ma non sapevamo quando”. Il portavoce degli Ansar Allah, Mohammad Abdel Salam ha scritto che sono gli “Emirati Arabi ad aver portato il traditore Ali Abdallah Saleh a questa fine”, e ha aggiunto che la loro “aviazione militare ha sostenuto la battaglia di Saleh per dare inizio ad una terribile guerra civile fallita con oltre 50 raid bombardamenti aerei”

Dopo tre anni di invasione araba guidata soprattutto da Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti ed il fallimento di entrare e strappare la capitale Sanaa dall’esterno, gli Emirati Arabi Uniti hanno giocato la carta dell’ex-presidente Saleh arruolandolo in segreto e preparando il golpe in silenzio. Le riprese televisive nella casa di Saleh a Sanaa, dopo la sua uccisione, rivelano enormi quantitativi di armi, forse contrabbandati dagli Emirati, ed una serie di liste con nominativi e firme di persone vicine a Saleh, con ricevute di pagamenti regolari in danaro dagli Emirati Arabi Uniti.

Quattro giorni fa Saleh ha dato inizio alla sua rivolta interna anti- Houthi, ma questa volta si è ritrovato solo perfino i suoi fedeli del partito del Congresso Generale Nazionale si sono rifiutati di combattere ad eccezione dei mercenari pagati dagli Emirati, arruolati ed addestrati ad Aden sotto il controllo degli Emirati e dell’Arabia saudita.

Questo ultimo voltafaccia di Saleh ha disgustato anche le tribù a lui alleate che si sono opposti a lui e lo hanno combattuto. Dinanzi ai duri combattimenti senza via di salvezza per Saleh, gli Houthi gli hanno proposto un cessate-il-fuoco e l’immunità a condizione che si ritiri definitivamente dalla vita politica. Il rifiuto di Saleh ha fatto proseguire i combattimenti per tre giorni. Ieri, per evitare l’accerchiamento, ha deciso di fuggire in direzione di Maarab a nord est di Sanaa, una zona protetta dai jet degli Emirati Arabi Uniti. Ali Abdallah Saleh  si sarebbe unito a loro avrebbero aperto un fronte a Khulan per marciare con gli Emirati Arabi Uniti  su Sanaa e far finalmente cadere la capitale. Sulla strada di fuga, vi era forse ancora  il sogno di essere nominato di nuovo presidente una volta vinta la guerra. Ma Ali Abdallah Saleh è stato intrappolato in un’imboscata ed è morto nella sparatoria insieme al suo delfino Yasser Al Awadi esponente del suo partito il Congresso Generale Nazionale.

Per aiutare l’alleato Saleh a prendere il controllo della città, l’aviazione militare saudita e degli Emirati avevano intensificato i raid aerei contro le postazioni degli Houthi a Sanaa. I bombardamenti hanno ulterormente peggiorato l’acuta crisi umanitaria in cui versano i civili. E nonostante la diffusione della notizia della morte di Ali Abdallah Saleh, i bombardamenti sauditi non si sono fermati. Quanto avvenuto rappresenta un’ennesima sconfitta saudita e degli Emirati nello Yemen. A Washington, il Congresso, ha iniziato a chiedere sempre di più l’interruzione dell’appoggio Usa alla guerra nello Yemen e al sostegno verso Riyadh e Abu Dhabi.(PB)

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