14/02/2014, 00.00
UCRAINA
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Ucraina, tutte le Chiese unite a fianco dei manifestanti

Sul Maidan dell'Indipendenza, piazza centrale di Kiev e teatro delle manifestazioni anti-governative, i rappresentanti delle varie denominazioni celebrano la messa a turno. Sono stati invitati dai leader dell'opposizione. Le Chiese condannano le violenze di piazza e chiedono ai politici di trovare una soluzione pacifica alla crisi sociale.

Mosca (AsiaNews) - "Non potevamo rimanere a guardare, dovevamo schierarci dalla parte della gente". E' questa, a sentire alcuni esponenti del clero locale, la convinzione di fondo che ha mosso tutte le principali Chiese cristiane presenti in Ucraina a scendere in piazza, in questi mesi di protesta anti-governativa, non solo a sostegno della popolazione, ma soprattutto nel tentativo di 'mediare' laddove le manifestazioni si facevano più violente. A raccontare in diverse interviste, apparse sulla stampa russa a febbraio, questa inattesa "alleanza" tra le diverse Chiese cristiane nell'ex repubblica sovietica, sono stati i rappresentanti delle varie comunità. Il conflitto a Kiev è stato scatenato dal dietrofront del presidente Viktor Yanukovich sulla sigla dell'accordo di partenariato con l'Ue a favore di un riavvicinamento alla Russia. Per questo, ci si aspettava che anche l'atteggiamento delle Chiese nei confronti del movimento di protesta riflettesse questa sorta di divisione geopolitica al loro interno: la Chiesa ortodossa ucraina-Patriarcato di Kiev (non riconosciuta dalle altre chiese e osteggiata da Mosca); quella ortodossa ucraina-Patriarcato di Mosca; quella ortodossa ucraina autocefala (vicina a Costantinopoli) e i greco-cattolici, in comunione col Papa.

Tutte, invece, hanno mostrato un atteggiamento comune: hanno da subito lavorato insieme per tentare di indirizzare in senso costruttivo e pacifico la protesta. Persino i monaci ortodossi sotto la giurisdizione del Patriarcato d Mosca, storicamente più conservatori, sono scesi in strada a pregare. Sul Maidan dell'Indipendenza (la piazza principale di Kiev e teatro delle maggiori proteste), sono state allestite tende, dove le diverse denominazioni celebrano a turno la messa, su richiesta degli stessi manifestanti. Una dichiarazione congiunta dei leader religiosi, a fine gennaio, ha condannato le violenze di piazza e chiesto ai politici di "trovare una soluzione pacifica alla crisi sociale".

Di seguito stralci dalle interviste uscite su Kommersant a tre diversi rappresentanti delle comunità cristiane.

Arciprete Igor Yatsiv, Chiesa greco-cattolica

"Tutto è cominciato con i manifestanti che hanno invitato i preti. Quando hanno capito che dovevano rimanere in piazza non uno o due giorni, ma che questo sarebbe andato avanti per un bel po', hanno iniziato a chiedere al clero: venite qui e pregate con noi. Io stesso sono stato lì diverse volte. Perché ho capito, come cittadino, che dovevo esserci. Perché i valori rappresentati dal Maidan sono importanti per lo sviluppo della società. Tutto è avvenuto per iniziativa dei sacerdoti stessi. La Chiesa ha solo confermato che i preti stavano agendo correttamente. Perché la Chiesa sta dalla parte del Maidan. Non in senso politico, ma nel senso sociale della protesta. La Chiesa è fuori dalla politica. E' presente al Maidan come la parte spirituale, di cui hanno bisogno gli stessi dimostranti. Io la chiamo il contingente di peacekeeping del Maidan. La Chiesa parla a tutti della necessità di una protesta pacifica e del dialogo. Siamo diventati mediatori e all'incontro con l'opposizione, il Consiglio delle Chiese e delle organizzazioni religiose dell'Ucraina ha dato la sua benedizione ai colloqui col presidente: andate dal presidente e noi spiegheremo al Maidan questa decisione. La Chiesa ora ha la massima fiducia da vari partiti e la sua missione di mediatore era semplicemente necessaria. [Sostenere le proteste] per la nostra Chiesa è più facile che per le altre. C'è un documento, che è il risultato dei secoli di vita della Chiesa: la dottrina sociale della Chiesa cattolica...Vi si afferma, chiaramente, che la Chiesa deve essere con la gente. E che la gente ha il diritto di protestare contro decisioni del governo, su cui non concorda. Ma è anche dichiarato che la protesta armata e violenta è una misura estrema e non efficace. In questa situazione, Sua Beatitudine Sviatoslav[il primate dei greco-cattolici, l'arcivescovo Sviatoslav Shevchuk-ndr] ha detto che finché la protesta è pacifica, la Chiesa è con la gente. [Per quanto riguarda il processo di integrazione europea], siamo già uno Stato europeo, storicamente e geograficamente. Non diventiamo europei solo quando aderiamo all'Ue. Ma senza le istituzioni europee, molte sfere della vita non sono giuste...corruzione, riforma dell'istruzione e sistema sanitario, ecologia. Uno dei momenti positivi nelle relazioni inter-ecclesiastiche è che stiamo pregando insieme sul Maidan, che abbiamo una posizione comune sull'Euromaidan, la dignità umana e il desidero di integrazione europea degli ucraini".

Metropolita Antony, Chiesa ortodossa ucraina-Patriarcato di Mosca

"Diversi monaci della nostra Chiesa sono scesi in via Grushevsky [la strada sulla quale si affaccia la Rada Suprema, il parlamento ucraino ed epicentro dei disordini di fine gennaio, ndr], seguendo la loro coscienze, quando era in atto un terribile confronto tra dimostranti e forze dell'ordine. E' stata una loro decisione personale, ma quando la leadership della Chiesa lo ha saputo, ha sostenuto la loro iniziativa, senza ambiguità. Quando la Chiesa considera moralmente inaccettabile sottomettersi agli ordini delle autorità pubbliche, si riserva il diritto di chiedere ai suoi membri una pacifica disobbedienza civile. Ma certo questa decisione è presa dalla suprema autorità ecclesiastica. Oggi, ognuno di noi [le varie Chiese, ndr] deve fare il possibile per salvare il Paese. E per adempiere a questo importantissimo compito, siamo aperti alla collaborazione sia con le forze politiche, che con le altre confessioni. Allo stesso tempo, le questioni di principio che ci dividono non sono scomparse. Quando la crisi sociale sarà superata, torneremo a discutere dei modi per superare la divisione della Chiesa in Ucraina".

Arcivescovo Yevstrati, Chiesa ortodossa ucraina-Patriarcato di Kiev

"La Chiesa è chiamata a fare da pacificatore. Non posso guardare questi scontri stando in disparte. La gente sta ascoltando la Chiesa e posso dire che negli ultimi due mesi il ruolo pubblico e l'influenza della Chiesa sono cresciuti molto. C'è stata una discrepanza tra la Chiesa ortodossa ucraina-Patriarcato di Mosca e quella russa. Quest'ultima è strutturalmente abituata ad aderire alle posizioni del governo fino alla fine. Così per i loro sacerdoti scesi sul Maidan è stato più difficile che per noi. La Chiesa dice una sola cosa: meno violenza e dialogo non fine a se stesso, ma per ottenere risultati. Insisteremo per il proseguimento dei negoziati, ma non faremo da moderatori. Non possiamo prenderci la responsabilità di decisioni che spettano al governo. Così come non vogliamo che il governo prenda decisioni sulla vita della Chiesa. Il Patriarcato di Mosca e quello di Kiev sono in conflitto da 22 anni. Ma entrambi dicono che lo Stato non può risolvere il nostro conflitto. Sosteniamo l'integrazione europea, anche se sappiamo che l'Europa non è il paradiso terrestre. Il Patriarca Filarete ha detto che la Chiesa deve sempre sostenere la giustizia. Se le autorità agiscono in modo giusto, la Chiesa lei sostiene. Se si comportano in modo ingiusto, la Chiesa non può appoggiarle. La Chiesa è sempre dalla parte della gente. Perché senza le persone la Chiesa è semplicemente un edificio. Bellissimo, ma vuoto". (N.A.)

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