12/05/2006, 00.00
VIETNAM
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Un altro cristiano è morto per maltrattamenti nelle carceri vietnamite

E' un montagnard di 62 anni. Almeno 350 montagnard sono oggi detenuti e maltrattati. Il Governo reprime con minacce e carcere ogni richiesta di maggiore libertà e pluralismo politico e sindacale.

Washington (AsiaNews/agenzie) – Un altro cristiano è morto nelle prigioni vietnamite, per i maltrattamenti subiti. Il Governo si apre al commercio mondiale ma mantiene una politica di rigida repressione di diritti e libertà politica e religiosa.

Siu Liul, 62 anni, è morto il 24 aprile – riferisce l'International Christian Concern, gruppo per la tutela dei diritti umani - per la mancanza di cibo e acqua e le torture. Il montagnard del villaggio di Ploi Kueng, comune di Habong distretto di Cu Se provincia Gia Lai, dal 2004 era nel carcere della città di Ha Nam, dove è stato sepolto perché la famiglia non ha i soldi per pagare il trasporto fino al villaggio. Altri montagnard sono morti prima di Siu Liul nelle brutali prigioni vietnamite nelle quali ora ci sono almeno 350 cristiani.

Il Vietnam vuole entrare nell'Organizzazione mondiale del commercio, ma – denuncia il gruppo per la tutela dei diritti Human Rights Watch (Hrw) - prosegue le sistematiche violazioni dei diritti umani e della libertà religiosa. Rifiuta al Comitato per i diritti umani della Nazioni Unite l'incontro con i prigionieri di coscienza. Ad aprile, subito prima dell'inizio del 10mo Congresso nazionale del Partito comunista, centinaia di persone – sacerdoti cristiani, monaci buddisti, professionisti, ex comunisti, ex detenuti, professori e altri - hanno firmato un documento per chiedere il rispetto dei diritti umani fondamentali, un sistema politico multipartitico, sindacati indipendenti e la libertà di religione e di associazione politica. "In Vietnam la semplice firma di questo documento – osserva Brad Adams, direttore di Hrw per l'Asia – causa un'indagine di polizia e spesso la carcerazione".

La polizia, infatti, ha subito fermato e interrogato molti dei firmatari, tra i quali lo scrittore Do Nam Hai, il sacerdote mennonita rev. Nguyen Hong Quang e l'avvocato Nguyen Van Dai.

Chi usa internet per criticare il Governo o invocare la democrazia è imprigionato in forza di leggi poco chiare a tutela della "sicurezza nazionale". Dissidenti sono stati condannati ad anni di carcere per crimini di spionaggio o per "violazione della sicurezza nazionale".

"Il Vietnam non può ottenere legittimazione internazionale – prosegue Adams – se continua a impedire diritti umani, pluralismo politico e libertà religiosa". Oggi gli Stati Uniti lo considerano un "Paese di speciale preoccupazione" per le violazioni della libertà religiosa. Occorre – conclude – che il Governo rispetti queste libertà, se vuole ottenere maggiore credibilità internazionale. (PB)

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