22/11/2017, 14.26
INDIA
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Un film scatena la protesta nazionalista indù. Minacce di morte a star di Bollywood

Politico locale del Bjp ha messo una taglia milionaria per decapitare la star Deepika Padukone e il regista. Rimandata a data da destinarsi la prima ufficiale del film Padmatavi. Ad innescare la tensione voci - smentite dal regista - di scene romantiche fra una regina indù del 13mo secolo e l’invasore musulmano. 

 

Delhi (AsiaNews) - La prima del film, in programma in origine il prossimo Primo dicembre, rimandata a data da definire; politici, leader religiosi e personalità eccellenti della società che chiedono modifiche alla pellicola; un politico nazionalista che mette una taglia milionaria sulla testa degli attori. È una vera e propria bufera, non solo mediatica, quella che ha investito il film "Padmatavi" del regista indiano Sanjay Leela Bhansali, che vede come protagonisti due personalità di primo piano di Bollywood: la star Deepika Padukone e il collega Ranveer Singh.

Nei giorni scorsi un leader regionale del Bjp (Bharatiya Janata Party), il partito di governo, ha offerto una taglia di 1,5 milioni di dollari a chiunque sarà in grado di decapitare il regista o la celebre attrice (nella foto). Il Chief Minister del Rajasthan Vasundhara Raje ha chiesto che la pellicola non venga proiettata fino a che “non siano fatti i cambiamenti del caso, di modo che non vengano feriti i sentimenti della comunità”. 

A scatenare le proteste di politici nazionalisti e leader religiosi, alcune recenti indiscrezioni sulla pellicola che conterrebbe una scena romantica fra la regina indù Padmavati (ruolo ricoperto dalla star di Bollywood) e il re invasore musulmano Alauddin Khilji (Singh). In precedenza, nel gennaio 2017, il set del film è stato teatro di una irruzione ad opera di un gruppo estremista indù, durante la quale era stato aggredito il regista.

In seguito egli ha deciso di cancellare alcune scene considerate “offensive”. Tuttavia, questa sorta di auto-censura cui è seguito un nuovo chiarimento, durante il quale il regista ha smentito la presenza di elementi di natura “romantica” fra i due personaggi, non è bastata a far rientrare le polemiche. Tanto che la produzione ha deciso di bloccarne la messa in onda e non è prevista, al momento, una nuova data per la prima ufficiale del film. 

La storia racconta la vita di una mitologica regina indù del 13mo secolo (Rani Padmini, del popolo di Rajput) ed è tratta da un testo del XVI secolo del poeta indiano Malik Muhammad Jayasi, intitolato “Padmāvat”. La nobildonna era moglie del monarca del popolo di Rajput nella regione di Mewar, oggetto secondo la leggenda delle mire espansionistiche del governante del sultanato di Delhi, Alauddin Khalji. 

Spinto dal desiderio di catturare la regina Rani Padmini, il leader musulmano cinge d’assedio Forte Chittor, capitale del Mewar. La tradizione narra che, in vista della presa della città, la regina si è immolata su una pira infuocata assieme ad altre donne, commettendo il cosiddetto jauhar (l’omicidio di massa) per sfuggire al disonore della cattura da parte dei nemici. 

Se di Khilji si hanno prove certe, più controversa è la figura della regina Padmavati di cui non si hanno prove certe che ne attestino l’esistenza. La regina potrebbe essere dunque un personaggio inventato dal poeta Malik Muhammad Jayasi, pur avendo goduto nel tempo di fama e venerazione delle caste più nobili della società indiana. 

Tornando alla rappresentazione del regista Bhansali, essa è stata oggetto di feroci critiche e accusata di “falsa rappresentazione” e “distorsione dei fatti”., sollevando una ondata di proteste in molti Stati indiani. Nell’Uttar Pradesh i funzionari della sicurezza hanno dichiarato di non disporre di mezzi e uomini sufficienti per presidiare i cinema e garantire l’incolumità pubblica. 

In seguito alle crescenti minacce di morte, il governo del Karnataka ha offerto rifugio e protezione all’attrice e alla sua famiglia. Una vicenda che conferma, una volta di più, l'intolleranza confessionale nel Paese asiatico già teatro in passato di violenze da parte della maggioranza indù contro le minoranze, compresa quella cristiana.(DS)

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