20/11/2008, 00.00
CINA - PRO ORANTIBUS
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Un ostensorio per le suore, le più povere nella Chiesa e nella società cinese

Nella Repubblica popolare cinese i monasteri contemplativi sono proibiti, ma le religiose desiderano vivere l’azione e la contemplazione. Nella povertà più totale, vi sono religiose che vivono con meno di 100 euro all’anno.

Pechino (AsiaNews) – Riportiamo di seguito un messaggio giunto in redazione. L’autore è una persona che vive da anni in Cina, la cui identità preferiamo non rivelare per motivi di sicurezza.

 Carissimi,

sono stato molto colpito dall’appello che Benedetto XVI ha fatto domenica scorsa all’Angelus, quando ha ricordato la Giornata “Pro orantibus”, il 21 novembre, che la Chiesa dedica alle persone consacrate alla preghiera nella clausura. “Ringraziamo il Signore – ha detto il papa - per le sorelle e i fratelli che hanno abbracciato questa missione dedicandosi totalmente alla preghiera e vivono di quanto ricevono dalla Provvidenza”. Benedetto XVI ha anche chiesto a tutti noi di impegnarci “a sostenere i monasteri nelle necessità materiali”. E ha aggiunto: “Care sorelle e cari fratelli, la vostra presenza nella Chiesa e nel mondo è indispensabile. Vi sono vicino e vi benedico con grande affetto!”.

Nello stesso giorno, un gruppo di suore mi hanno chiesto il favore di comprare loro un ostensorio per fare l’adorazione eucaristica, Gliene ho comprato subito uno nuovo per 1400 Rmb, circa 140 euro. In questi ultimi anni di lavoro in Cina, di attenzione ai cinesi più poveri e “meno produttivi”, ho notato che fra i “più poveri nella Chiesa cinese” ci sono proprio le suore!

In Cina non vi sono ufficialmente monasteri di clausura. Il governo li ha aboliti come “non produttivi”. Ma dagli anni ’80 sono in crescita molti istituti religiosi femminili, legati all’ordinamento diocesano. La loro vita è davvero segnata dalla povertà. E la ragione è molto semplice:

 

  1. Sono donne. Nella società tradizionale – ancora in vigore nelle campagne – sono le meno istruite e hanno meno occasioni di poter studiare. I genitori spendono soldi per la loro istruzione solo dopo aver assicurato la scuola al figlio maschio, a volte nato per secondo. Ammesso che si faccia nascere una figlia femmina, dato che spesso si praticano aborti selettivi sui feti femminili. Se le donne vanno poi a lavorare, esse non hanno di certo un ruolo facile, né una remunerazione dignitosa (di solito il 30-40% in meno del maschio).
  2. Le suore e le novizie dovrebbero dipendere da un Vescovo (qui è così) e dalle risorse economiche che egli può destinare loro. Molte di loro dipendono da vescovi anziani anch’essi poveri. Se poi sono vescovi non riconosciuti [della Chiesa sotterranea], il problema economico è ancora più grave. I problemi più cocenti avvengono quando muore un vescovo della Chiesa sotterranea. In tal caso, le suore non hanno più chi le sostiene e nemmeno chi le riconosce. Capita così che la comunità si spacchi in due: una parte cerca un vescovo ufficiale per poter vivere, essere riconosciuta legalmente e continuare ad esistere. L’altra parte, che rimane nella Chiesa sotterranea, non viene più riconosciuta come congregazione. Le religiose cominciano a trovarsi in difficoltà economiche, e i loro incontri, essendo illegali dal punto di vista della legge, possono creare problemi con la polizia. C’è anche chi, nella Chiesa ufficiale, mette in questione che esse siano suore e questo è davvero insensato e causa di tante sofferenze. Talvolta le suore, per rimanere insieme, cercano di farsi riconoscere dallo Stato come “società” o “cooperativa”. La legge non approva che persone di provincie diverse vivano insieme senza approvazione legale della loro “società”, l’approvazione viene però negata di proposito perché tutti sanno che esse sono delle suore!  Da qui comincia un calvario di donne che, senza alcun riconoscimento, continuano a vivere da suore; novizie e suore che fanno di tutto per trovare una congregazione che le porti all’estero, insieme a tanto malcontento, denigrazioni e sofferenze.  In questa situazione precaria molte vocazioni si perdono o vengono segnate da profonde ferite psicologiche e spirituali.

In questo guazzabuglio sono rimasto commosso quando sono stato accostato da alcune suore visibilmente magre o ammalate. Ho scoperto che per vivere spendono in un anno circa 100 euro. Nonostante tutti i loro bisogni, mi hanno chiesto di procurare loro un ostensorio, magari usato, da dare alla loro comunità e per migliorare la preghiera della parrocchia dove lavorano. In cuor mio subito ho ringraziato il Signore perché la preghiera davvero ci dà vita. Ho pure cercato subito dei cattolici benestanti per ottenere il necessario per realizzare questo loro piccolo sogno.

 

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