13/12/2007, 00.00
TURCHIA
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Un sondaggio mostra una Turchia sempre più “credente” e “praticante”

La nomina a capo del Consiglio per l’istruzione universitaria di un uomo vicino al partito di Erdogan può portare all’abolizione del divieto di indossare all’interno degli atenei il velo islamico, che peraltro compare sempre più spesso sul capo delle donne.
 Ankara (AsiaNews) – Più del 90% dei turchi si dichiara “credente” e più della metà si dice “religioso praticante”. Il risultato di un’indagine resa nota in questi giorni conferma che la Turchia sta diventando una nazione sempre più religiosa, come conferma la crescita del numero delle donne che indossano il velo. Ora, poi, con la nomina da parte del presidente della Turchia Abdullah Gul del sociologo Yusuf Ziya Ozcan alla guida del potente Consiglio per l’istruzione universitaria, lo YOK, potrebbe cadere il tradizionale divieto di indossare il copricapo islamico all’interno degli atenei.
 
La nomina al vertice dello YOK, di cui fanno parte anche magistrati e militari, indica che prosegue l’inserimento nei posti chiave delle istituzione di persone molto vicine al partito del premier Erdogan. Fatto abbastanza importante, perché al vertice di questo organismo che ha il controllo assoluto per tutto quello che riguarda i programmi di istruzione universitaria, impostati secondo i dettami Kemalisti, viene nominata una persona che si è espressa per la liberalizzazione dell’uso del velo – attualmente vietato negli atenei - da parte delle studentesse.
 
In proposito, nella sua prima intervista all’agenzia Anatolia, Ozcan si è detto “convinto che le università dovranno essere libere e dovranno dedicarsi al sapere scientifico ed a preparare gli studenti per le sfide del 21mo secolo. Questo è il mio scopo: far accrescere la conoscenza scientifica. Se potremmo ottenere questo, tutti i problemi, compreso il divieto del velo, saranno automaticamente risolti. Vogliamo delle università dove la gente esprima liberamente le proprie convinzioni, senza restrizioni”.
 
Questa presa di posizione sicuramente è un indiretto attacco alla concezione kemalista dell’ istruzione pubblica e viene a pochi giorni di distanza da una altra importante decisione del governo di Erdogan, di modificare l’accesso alla professione del magistrato. L’esame era basato finora sulla sola prova scritta, ma sarà prevista anche una parte orale. Ciò ha provocato la reazione dell’associazione dei magistrati, di estrazione kemalista, la quale ha protestato, organizzando anche delle marce, e accusando il governo di voler così facilitare l’accesso alla professione di persone vicine al partito AKP (al governo), minando la natura laica dello Stato.
 
D’altro canto non si può non osservare che secondo un indagine fatta da Tartan Erdem del gruppo Konda e pubblicata dall’autorevole giornale Radikal, sulla religione e laicità in Turchia, il 52,8 % dei turchi si dice religioso praticante; il 34,3 % credente; il 9,7% devoto; il 2,3% agnostico e lo 0,9% ateo. Ciò significa che la stragrande maggioranza dei turchi è composta da persone praticanti e credenti. Questa indagine conferma che la Turchia sta diventando una nazione sempre più religiosa. La nazione turca, conclude l’indagine, è fedele alle sue tradizioni e aperta alla modernizzazione ed all’innovazione.
 
A questo punto è importante attendere le verifiche di queste scelte politiche dell’attuale governo, per vedere se esse rappresentano un tentativo di effettiva democratizzazione della società turca, e quindi di un suo maggiore coinvolgimento nei processi decisionali, oppure sono scelte imposte dall’alto, fatto quest’ultimo che ha sempre caratterizzato la storia civile e politica turca. (NT)
 
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