07/02/2012, 00.00
RUSSIA
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Un successo la manifestazione anti-Putin. Il futuro di "zar Vlad" come quello di Gheddafi

di Nina Achmatova
In almeno 100mila al corteo di Mosca per elezioni oneste e riforme democratiche. Sempre meno scontata la vittoria del premier al primo turno delle presidenziali. Analisti: Putin potrebbe essere “deposto” entro i primi due anni del nuovo mandato.
Mosca (AsiaNews) – Hanno vinto il freddo glaciale e la diffidenza del Cremlino gli oltre 100.000 manifestanti che il 4 febbraio scorsosi sono riuniti per la quarta grande manifestazione anti-governativa degli ultimi due mesi a Mosca.

Nonostante i -17° registrati di giorno, in migliaia nella capitale, a San Pietroburgo, nel Lontano est, hanno sfilato contro il terzo mandato da presidente che si profila per Vladimir Putin, candidato favorito alle elezioni del 4 marzo; per riforme democratiche; libertà per i prigionieri politici e provvedimenti contro i brogli registrati nelle legislative di dicembre, vinte dal partito di governo Russia Unita.

Al di là della guerra di numeri - tra i 120mila partecipanti dichiarati dagli organizzatori e gli appena 40mila contati dal ministero degli Interni – si è trattato di un successo per il neonato e variegato movimento d’opposizione, montato sulla scia dell’indignazione popolare per l’annunciato ritorno di "zar Vlad" al Cremlino e poi esploso dopo le denunce di brogli. L’appuntamento del 4 dicembre era visto dagli analisti come un test per provare la forza di questa nuova opposizione, dopo le maxi proteste di dicembre a Mosca, le più vaste contestazioni degli ultimi 15 anni in Russia.

Studenti, famiglie, intellettuali, blogger, attivisti per i diritti umani, politici liberali, nazionalisti e comunisti si sono di nuovo riuniti “in difesa del futuro della Russia”, come ha spiegato dal palco in piazza Balotnahja Victor Yavlinski, leader del partito Yabloko e grande escluso dalle presidenziali. In mezzo al corteo, che si è svolto senza l’intervento della polizia, il bersaglio principale è stato di nuovo Putin: molte le caricature ispirate al premier, cartelli come “Abbasso il freddo, abbasso Putin” inviti a una primavera araba in terra slava con “Mubarak, Gheddafi, Putin” e voci che urlavano slogan del tipo “Putin dimettiti”, “Putin vergogna”.

Il movimento “per elezioni oneste” ha promesso di tornare in piazza il 26 febbraio, il fine settimana prima delle presidenziali, il cui risultato appare ora sempre meno scontato. Gli analisti vedono profilarsi la possibilità di un secondo turno, in cui Putin batterà senza difficoltà il candidato comunista Gennady Zyuganov, mentre le manifestazioni si ingrosseranno con l’arrivare delle più miti temperature primaverili.

Analisti come l’economista Alfred Koch, ex vice premier di Eltsin, avvertono che Putin sarà comunque un presidente indebolito e questo aprirà la strada a un conflitto interno all’elite al potere. I suoi consensi sono già calati e una volta al Cremlino – sottolinea Koch sulla sua pagina di Facebook - dovrà varare riforme necessarie e impopolari come quelle delle pensioni, che lo allontaneranno ancora di più dal suo elettorato. Secondo l’economista, entro i prossimi due anni, profileranno due scenari: uno è quello delle dimissioni di Putin, “in stile Gorbaciov”, (magari provocate da un’ala della leadership russa che sta già prendendo le distanze dal premier, come l’ex ministro delle Finanze Alexei Kudrin e il riformatore Anatoly Chubais); l’altra è quella violenta alla Gheddafi, “tirato giù dalla folla”. Koch, come altri sia tra l’opposizione che nelle stanze del potere, ammette di credere poco nella prima.
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