05/07/2004, 00.00
AZERBAIJAN
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Una libertà religiosa sotto controllo serrato (scheda)

Baku (AsiaNews) – Una libertà rigorosamente inquadrata, un miscuglio di benevolenza e coercizione, questo è il modo con cui le autorità dell'Azerbaijan gestiscono la questione religiosa. Su una popolazione di circa 8milioni di persone, l'Azerbaijan è un paese a maggioranza islamica. I musulmani sono l'83,7% della popolazione (sciiti oltre il 60%), i cristiani il 4,6%, di cui 300 cattolici battezzati. 

Da un lato, i fedeli sono liberi di esercitare il loro culto e i movimenti religiosi hanno diritto di esistere e condurre attività d'insegnamento e di proselitismo. Indipendente dal 1991, questo giovane paese, benché laico, accorda un ruolo all'islam e alla sua morale nella costruzione dello Stato.

Dall'altro lato, molto preoccupato dell'emergere di un islam politico, il potere controlla, limita o proibisce se occorre, i movimenti religiosi. Ogni attività religiosa islamica è registrata dal Consiglio musulmano e dal Comitato per gli affari religiosi, due organizzazioni che spesso censurano la letteratura religiosa e reprimono i gruppi che tentano di sfuggire al loro controllo. L'espulsione dei fedeli della moschea Djuma di Baku, il 30 giugno scorso, sembra avere più ragioni politiche che religiose, visto che il potere vuole soprattutto contenere eventuali dissensi.

Quanto ai movimenti religiosi stranieri, la tolleranza concessa loro dipende in gran parte dalle relazioni che Baku mantiene con gli stati da cui provengono questi movimenti. Benché vicino all'Iran e come esso a maggioranza sciita, l'Azerbaijian si considera più vicino dal punto di vista storico e culturale alla Turchia laica. Ne consegue che i movimenti islamici turchi sono più tollerati di quelli iraniani.

Le autorità possono anche favorire alcune attività religiose. "In alcuni casi, la rinascita religiosa è direttamente incoraggiata e salvaguardata dallo Stato, i cui obiettivi consistono soprattutto nell'incanalare questa rinascita e conciliarla con la nuova ideologia nazionale", spiega Bayram Balci, ricercatore all'Istituto francese di studi dell'Anatolia. Una politica complessa e misurata che, pur non essendo molto democratica, ha tuttavia la caratteristica di non causare la collera dei musulmani nel paese. In tal modo rimane frenata la crescita dell'islam radicale: tutto il contrario di quanto avviene in Uzbekistan.  (F.C.)

 

 

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