28/05/2010, 00.00
IRAQ
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Una nuova pastorale della Chiesa irakena contro esodo, terrorismo e crisi economica

È l’urgenza più importante e il programma del nuovo vescovo di Erbil, nel Kurdistan. Mons. Warduni: Affrontare anche la crisi economica. La diocesi di Baghdad in aiuto alle altre diocesi.
Baghdad (AsiaNews) – Spirito propositivo, speranza, iniziative per rimanere vicina alla comunità. La chiesa caldea in Iraq continua a lottare nonostante le minacce poste dall’instabilità politica, l’insicurezza e la persecuzione religiosa. E in questa lotta per la sopravvivenza,un ruolo centrale è rappresentato dalla pastorale e dalla catechesi.
 
Il nord del Paese, la regione semi-autonoma del Kurdistan, continua ad essere una meta per i cristiani in fuga dalle più pericolose Baghdad e Mosul. Qui la Chiesa raccoglie le sue forze e affronta, senza nessun vittimismo, le sfide poste alla sua sopravvivenza. È questo anche lo spirito con cui lo scorso 24 maggio mons. Bashar Warda, 40 anni, ha intrapreso il nuovo incarico di arcivescovo dei caldei di Erbil. Il redentorista sostituisce mons. Rabban Al-Qas che dal 2007 reggeva la diocesi come amministratore. Nel 2001, p. Warda è stato nominato direttore del Centro culturale del Babel College, di cui è anche docente. È direttore del Seminario patriarcale caldeo ad Ankawa presso Erbil e professore di teologia morale del locale Istituto di scienze religiose. Mons. Warda da tempo è impegnato a ripensare una nuova attività pastorale che affronti esigenze e problemi venutisi a creare in seguito alla persecuzione e all’esodo forzato dei fedeli.
 
È questa la sfida maggiore per la Chiesa caldea in Iraq, che sta concentrando i suoi sforzi per essere vicina ai suoi pastori e potenziare la catechesi per contrastare l’aggressiva evangelizzazione portata avanti dalle sette protestanti nel Paese. Mons. Shlemon Warduni, vicario patriarcale di Baghdad, spiega che nonostante la crisi economica che affligge anche l’Iraq insieme al resto del mondo, “la Chiesa caldea e la diocesi patriarcale di Baghdad stanno bene e continuano a pagare senza difficoltà gli stipendi dei loro sacerdoti”. Per sostenere al meglio la catechesi a Baghdad e aiutare quella nel resto dell’Iraq, il Patriarcato sta anche studiando progetti che gli garantiscano maggiori entrate “per il bene della sua Chiesa e per tutti i suoi bisogni”, aggiunge Warduni.
 
Nella comunità, che da cinque anni vive una consistente emorragia di fedeli che lasciano il Paese per Europa, Australia e Stati Uniti, la nomina di un nuovo vescovo “costituisce sempre un momento di gioia”, come raccontano ad AsiaNews alcuni caldei del nord. La diocesi nel 2005 contava circa 2500 famiglie oggi arrivate a 7200 solo ad Ankawa. (LYR)
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