10/07/2017, 09.23
TURCHIA
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Una “lunga marcia” contro Erdogan, in nome della giustizia

di NAT da Polis

La manifestazione che si è conclusa ieri a Istanbul con un milione di partecipanti era partita 25 giorni fa da Ankara con pochi attivisti. L’adesione del partito filo-curdo e la presenza di alcuni Lui grigi. Ma il partito di opposizione deve promuovere il senso della democrazia.

Istanbul (AsiaNews) - Si è conclusa ieri davanti al carcere del quartiere Meltepe, alla periferia asiatica di Istanbul, la lunga marcia organizzata dal capo del partito di opposizione CHP, Kemal  Kilicdaroglu, iniziata ad Ankara 25 giorni fa. La manifestazione aveva lo scopo di protestare contro il presidente turco Tayip Erdogan, per avere incarcerato il deputato del partito CHP Ennis Berberoglu. Il parlamentare è stato condannato a 25 anni di carcere per aver rivelato segreti di Stato , riguardanti il coinvolgimento della Turchia nella “guerra sporca” in Siria.

La marcia è partita alla chetichella da Ankara e dopo aver percorso 425  km è cresciuta piano piano di numero, riuscendo a coinvolgere anche il partito pro-curdo HDP, che certamente non gode di grosse simpatie nel contesto del partito CHP, fondato da Kemal Ataturk, padre della Turchia repubblicana e sempre ostile alla questione curda.

Come che sia, alla fine si parla di centinaia di migliaia di persone, si dice di un milione di persone radunate a Maltepe.

Una manifestazione che avviene a un anno dal golpe dello scorso 16 luglio 2016 ed è la prima grande manifestazione dopo i fatti di Gezi Park (Piazza Taksim ) , avvenuti  nello stesso periodo del 2013.

Alla guida della marcia si è messo proprio il presidente del partito Kemal Kilicdaroglu, definito per questo come un nuovo Gandhi, si sventolavano bandiere turche e cartelli con la parola Adalet (giustizia), mentre non è passata inosservata la presenza dei distintivi dei famigerati Lupi grigi, gli ultranazionalisti turchi. La presenza di  questi ultimi è conseguenza della divisione all’interno del partito ultranazionalista MHP per la politica del suo capo storico Devlet Bahceli, accusato di essere ligio in tutto e per tutto ai voleri del presidente Erdogan.

I manifestanti sono stati accolti da 15mila poliziotti.

Va notato che la marcia è stata effettuata malgrado lo stato di emergenza in cui vive attualmente la Turchia dopo il fallito golpe dello scorso anno, a causa del quale miglia di persone di varia estrazione politica e professionale sono stati perseguitate, condannate e incarcerate con l’accusa di aver sostenuto  il tentato colpo di Stato, attribuito da Erdogan  all’imam Fetullah Gulen.

Lo stesso Erdogan si è scagliato contro la marcia, accusando Kilicdaroglu di non rispettare la giustizia e di appoggiare il terrorismo, insinuando anche una sua complicità con Gulle. Quel Gullen che era stato costretto all’esilio negli USA proprio  dai Kemalisti.

Nel suo discorso alla  conclusione  della marcia ha presentato dieci punti e ha chiesto la loro approvazione dai presenti.

  1. la condanna del golpe del 15 Luglio 2016  e il proseguimento delle  ricerche per trovare i responsabili.
  2. Abolizione dello stato di emergenza, in quanto esso stesso  costituisce un colpo di Stato.
  3. Il controllo dell’esercizio della giustizia da parte del potere politico, va considerato come un alto tradimento.
  4. Va abolito il decreto in base al quale le vittime dell’attuale  stato di emergenza non possono ricorrere alla giustizia.
  5. Tutti gli accademici e pubblici impiegati che non hanno alcuna relazione con il movimento di Fetulllah Gulen devono poter rientrare nei propri posti, come devono essere rilasciati tutti i deputati arrestati.
  6. Debbono essere rilasciati tutti i giornalisti.
  7. Le riforme costituzionali sono fuori da qualsiasi normativa.
  8. Abolire il controllo politico del sistema parlamentare turco con sistemi extra istituzionali e ristabilire il principio di libertà religiosa.
  9. Ristabilire  la giustizia e il rispetto dei diritti della donna.

10.Rivedere l’ esercizio della nostra politica estera.

Al di là delle polemiche tra Erdogan e Kilicdaroglu, si ricorda che in carcere non c’è  soltanto il deputato del CHP Ennis Berberoglu, ma anche altre migliaia di persone,  perseguitate dal regime di Erdogan. Ed è stato detto a Kemal Kilicdaroglu che se il partito CHP vuole sfondare il muro del 25 per cento al quale è bloccato da decenni, deve guardare avanti e coltivare il senso della democrazia nella società ,che è sempre mancato in questo Paese.anche per colpa dello stesso CHP. Soltanto allora avrà senso parlare e pretendere giustizia in Turchia.

 

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