17/07/2019, 12.33
USA – MYANMAR
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Usa: sanzioni contro i vertici militari birmani per ‘abusi sui Rohingya’

Washington mette al bando dal proprio territorio il gen. Min Aung Hlaing, il suo vice e due brigadieri generali. I quattro militari di altissimo livello non hanno contrastato il diffondersi delle violenze contro la minoranza etnico-religiosa.

Washington (AsiaNews/Agenzie) – Il governo degli Stati Uniti ha deciso d’imporre drastiche sanzioni contro i più alti leader dell’esercito del Myanmar per presunti abusi e violazioni dei diritti umani compiuti contro i musulmani Rohingya. Lo ha annunciato ieri il segretario di Stato americano Mike Pompeo, durante la prima sessione di una conferenza internazionale sulla libertà religiosa ospitata proprio al Dipartimento di Stato.

I militari sono stati banditi dal territorio americano perché, afferma Pompeo, “non hanno intrapreso nessuna azione contro i responsabili delle violazioni dei diritti umani e degli abusi e perché ci sono continui rapporti sui militari birmano che commettono violazioni e abusi in tutto il Paese”.

Il provvedimento restrittivo riguarda il gen. Min Aung Hlaing, comandante in capo del “Tatmadaw” (l’esercito birmano), il suo vice Soe Win, i brigadieri generali Than Oo e Aung Aung. Oltre ai quattro, la misura di estende anche alle loro famiglie.

Si tratta dell’azione più severa mai intrapresa dall’amministrazione Trump nei confronti dei capi delle forze di sicurezza del Myanmar. Lo scorso anno era stato l’Onu a condannare i generali di “intenti di genocidio” nei confronti dei musulmani Rohingya, una minoranza etnica originaria del Bangladesh che da generazioni risiede sul suolo birmano. Il governo di Naypyidaw non ne riconosce i diritti di cittadinanza e ha respinto le tesi del Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti umani sui massacri avvenuti nello Stato del Rakhine.

Dopo lo scoppio delle violenze dell’agosto 2017 tra entrambe le parti (esercito e militanti musulmani dell’ Arakan Rohingya Salvation Army), oltre 750mila persone sono fuggite in Bangladesh. Da quasi due anni i profughi sono accampati sui versanti di Cox’s Bazar, distretto a confine tra Bangladesh e Myanmar. Per loro esiste un accordo di rimpatrio, ma al momento nessuno vuole tornare senza la sicurezza di vivere in pace.

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