01/07/2015, 00.00
VIETNAM
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Uscito di prigione, avvocato cattolico vietnamita continuerà la battaglia pro diritti umani

Il 45enne attivista Lê Quôc Quân è stato scarcerato il 26 giugno, dopo aver scontato per intero la pena. Egli era stato condannato per frode fiscale. Un’accusa falsa che egli ha sempre respinto. Negli ultimi giorni ha promosso uno sciopero della fame contro i maltrattamenti in cella. Anche dopo la prigionia, afferma, i miei ideali restano sempre gli stessi.

Ho Chi Minh City (AsiaNews/EdA) - La comunità cattolica vietnamita e i media internazionali hanno accolto con gioia il rilascio, avvenuto il 26 giugno scorso per fine pena, del militante pro diritti umani e avvocato Lê Quôc Quân, condannato nel 2013 per frode fiscale. Una pena comminata dal tribunale di Hanoi, che associazioni pro diritti umani e governi internazionali hanno bollato come "politicamente motivata” contro il 45enne attivista cattolico. In passato egli ha combattuto a più riprese per la democrazia e i diritti dell’uomo nel Paese asiatico; a questo si aggiunge la battaglia contro la politica “imperialista” di Pechino nel mar Cinese meridionale.

Fermato e rilasciato dopo brevi periodi in passato, il legale e blogger cattolico è stato arrestato da funzionari del governo vietnamita il 27 dicembre 2012, con accuse pretestuose e false di "frode fiscale". La condanna a 30 mesi di prigione e al pagamento di una pesante multa (57mila dollari) è arrivata il 2 ottobre 2013, al termine di un'udienza lampo durata due ore. A difesa del dissidente, che aveva digiunato e pregato a lungo in vista del processo di primo grado, sono scesi in campo Ong internazionali, attivisti cattolici e rappresentanti delle principali religioni in Vietnam.

Lê Quôc Quân è uscito di prigione dopo aver scontato per intero i termini della pena. In questi primi giorni di libertà, egli ha già rilasciato diverse interviste ad agenzie internazionali e media locali impegnati nella difesa dei diritti umani. A tutti gli interlocutori che si sono succeduti egli ha voluto ribadire che il suo arresto, l’accusa di frode fiscale e la condanna sono prive di fondamento e ingiustificate. Egli ha aggiunto che il carcere “non mi ha fatto cambiare idea” e che i suoi ideali “restano sempre gli stessi”.

L’avvocato e attivista cattolico ha voluto precisare che non lascerà il Paese ma resterà in Vietnam, sua patria e terra in cui vive la sua famiglia. Egli ha infine ricordato gli ultimi giorni di prigionia, in cui ha promosso uno sciopero della fame per protestare contro i maltrattamenti subiti in cella; e assicura di continuare la battaglia per poter tornare a esercitare la professione legale.

La vicenda di Le Quoc Quan, come quella di Cu Huy Ha Vu e decine di altri blogger e attivisti in prigione, testimonia il pugno di ferro usato ormai da tempo dai vertici comunisti di Hanoi contro il dissenso interno. Nel mirino delle autorità anche leader religiosi, fra cui buddisti e cattolici, o intere comunità come successo lo scorso anno nella diocesi di Vinh, dove media e governo hanno promosso una campagna diffamatoria e attacchi mirati contro vescovo e fedeli. La repressione colpisce anche singoli individui, colpevoli di rivendicare il diritto alla libertà religiosa e al rispetto dei diritti civili dei cittadini.

In questi giorni le autorità vietnamite hanno anche liberato il 46enne Le Thanh Tung, scrittore legato al movimento - fuorilegge - Bloc 8406, che lotta per la democrazia e le riforme nel Paese comunista. Egli è stato rilasciato con cinque mesi di anticipo rispetto alla scadenza dei termini della pena di quattro anni per “attività anti-governative”. Secondo esperti e attivisti la liberazione potrebbe essere legata all’imminente visita negli Stati Uniti di Nguyen Phu Trong, segretario generale (e numero uno) del Partito comunista.

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