30/12/2020, 11.10
INDIA
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Vasai, Natale con i tribali di Chotanagpur e le ‘guerriere del Covid’ (Foto – Video)

di Nirmala Carvalho

Almeno 465 famiglie di lavoratori a giornata sono rimaste senza lavoro da 8 mesi, né salario, né cibo, né alloggio, a causa del lockdown. Molti di loro sono ritornati ai villaggi di origine, distanti 1600 km. Le 196 rimaste a Vasai hanno festeggiato il Natale di Gesù con chi si prende cura di loro: non solo per il cibo, ma perché siano rispettati i loro diritti.

Mumbai (AsiaNews) - Suor Sarla Macwan e la signora Goretti Xalxo hanno celebrato il Natale con 196 famiglie di migranti tribali di Chotanagpur. La celebrazione, con canti, preghiere e scambio di doni, è avvenuta il 26 dicembre scorso.

L’altopiano di Chotanagpur si estende negli Stati di Jharkhand, Chhattisgarh e Odisha, a più di 1600 km da Mumbai.

Le 196 famiglie sono il resto di un gruppo più folto di 465 famiglie di migranti che, giunti nel Maharashtra per lavorare, sono rimaste vittime del lockdown. Lo scorso 24 marzo, in poche ore, il governo ha deciso la chiusura totale di esercizi e fabbriche, lasciando i lavoratori migranti – impiegati con paga a giornata – senza salario, cibo e alloggio. Goretti Xalxo e la sua associazione Pahunch sono subito corse in aiuto impegnandosi a trovare un posto per dormire e cibo per mangiare per 800-900 persone.

Le 196 famiglie incontrate nei giorni scorsi sono quelle che non sono ritornate ai loro villaggi di origine; gli altri hanno affrontato il viaggio di ritorno, percorrendo a piedi o con mezzi di fortuna i 1600 km verso Chotanagpur.

“Queste – spiega Goretti Xalxo – sono tutte persone rimaste disoccupate negli ultimi 8 mesi. Il 100% di loro appartiene al gruppo dei lavoratori a giornata. Alcuni lavorano nelle industrie, altri nei cantieri di costruzioni, altri ancora come domestici in qualche casa. I loro figli sono la prima generazione alfabetizzata del loro gruppo”.

“Nonostante tutte queste difficoltà, essi si rallegrano per la nascita di Gesù. La fede è molto più forte del dolore e della sofferenza che essi stanno attraversando”.

Fra di loro vi è Julie Barwa, 49 anni, una migrante proveniente dall’Orissa. Goretti Xalxo spiega: “Julie lavora in una compagnia di imballaggi. Il suo salario è stato decurtato del 30%. Tutti loro faticano a rientrare nelle spese. Eppure, nessuno chiede aiuto perché si vergognano: questa è la natura dei tribali, che non sanno chiedere né come chiedere”.

“Il nostro ruolo – conclude – è aiutarli a prendere fiducia in se stessi, a comprendere i loro bisogni e domandare per il rispetto dei loro diritti. Una vita decente è un loro diritto, come lo è il diritto a vivere e a nutrirsi”.

Goretti Xalxo è stata soprannominata una “guerriera del Covid” per l’impegno verso le vittime del lockdown. Anche suor Sarla è una “guerriera del Covid”, ma fra i malati. Direttrice del St Elizabeth’s Hospital, Malabar Hill, fa parte della congregazione delle Figlie della Croce.

“Come medico – spiega – ho dovuto affrontare le sfide legate alla pandemia da coronavirus prendendomi cura soprattutto di coloro che hanno i sintomi più gravi. I pazienti di Covid ammessi in ospedale talvolta sono riluttanti a rivelare le loro malattie pregresse e questo rende più difficile il trattamento che possiamo offrire. La mia fede mi ha molto aiutata, superando le mie paure e le paure degli altri”.

Christmas with Vasai's tribals
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