02/02/2015, 00.00
RUSSIA - UCRAINA
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Verso l'anniversario del referendum, aumentano le pressioni sui tatari di Crimea

di Nina Achmatova
Arrestato il vice capo dell'organo rappresentativo della comunità, perquisita la sua casa e quella della tv tatara a Sinferopoli. L'accusa è di "organizzazione di disordini di massa" per gli scontri del febbraio scorso tra attivisti pro-Kiev e filorussi.

Mosca (AsiaNews) - A poco più di un mese dal primo anniversario del referendum che ha sancito l'annessione della Crimea alla Russia, nella penisola sul Mar Nero si intensificano le pressioni delle nuove autorità locali sulla comunità dei tatari, da sempre contrari alla separazione con l'Ucraina. Il 29 gennaio è stato arrestato Akhtem Chiigoz, vice capo del Mejlis (l'organo rappresentativo dei tatari di Crimea) la cui sede a Sinferopoli era già stata fatta sgombrare lo scorso anno dalle autorità dopo un'indagine per "estremismo". Il giorno successivo all'arresto, gli inquirenti russi hanno perquisito la casa di Chiigoz, sospettato di organizzazione di "disordini di massa", in relazione agli scontri avvenuti il 26 febbraio 2014 tra tatari e attivisti pro-Ucraina e militanti filo-russi, davanti al parlamento di Crimea a Sinferopoli.

Come riporta il sito Krym.Realii, parte del network di Radio Free Europe, il raid nell'appartamento di Chiigoz è iniziato la mattina del 30 gennaio e vi hanno partecipato uomini del Comitato investigativo e dei servizi segreti russi (Fsb).

Pochi giorni prima, il 26 gennaio, perquisizioni a sorpresa nella redazione dell'unica tv tatara della penisola, Atr, avevano portato alla confisca di video e materiale legato proprio alle proteste del 26 febbraio.

L'arresto del vice capo del Mejlis e le perquisizioni alla Atr sono gli ultimi episodi di quello che appare come un vero e proprio giro di vite sui tatari di Crimea, comunità a maggioranza musulmana, che rappresenta il 12% della popolazione locale. I membri dell'assemblea rappresentativa dei tatari ritengono che si stia preparando un'ondata di repressioni e chiedono l'attenzione della comunità internazionale.

Subito dopo l'annessione, sia il Cremlino che il leader della Crimea Aksenov hanno promesso il rispetto dei diritti della minoranza tatara, già vittima della repressione di Stalin, che nel 1944 - con l'accusa di aver collaborato con l'invasore nazista - la fece deportare in massa in Uzbekistan. Solo dalla fine degli anni '80, i tatari hanno ricominciato a tornare nelle loro terre. Dall'inizio della crisi ucraina e fino al referendum di marzo, si sono schierati con Kiev e contro la "riunificazione" della penisola alla Russia, sancita invece da un controverso voto popolare, mai riconosciuto né dall'Ucraina, né dalla comunità internazionale.

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