16/01/2004, 00.00
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Vescovi cattolici: "Pena capitale, governo assetato di morte"

Manila (AsiaNews) –  Mons. Gaudencio Rosales Arcivescovo  di Manila e l'Arcivescovo Oscar Cruz, ex-presidente della Conferenza Episcopale delle Filippine,  hanno definito  come immorale e disumana la reintroduzione della pena capitale nelle Filippine. Le parole letterali pronunciate oggi dall'Arcivescovo Cruz sono ancora più sferzanti.

In una dichiarazione dal titolo "Uccidi!",  Mons. Cruz  ha sottolineato con durezza che" la sete (del governo) per la morte perfino nei confronti dei criminali è disumana…" ed ha aggiunto che il governo "è incapace di mantenere la legge e l'ordine". 

Secondo il prelato vanno punite " le azioni" dice e non le "vite" degli individui. " La differenza fra un criminale ed un santo consiste nelle azioni di ognuno di essi: ma [il valore delle] loro vite individuali è esattamente la stessa" ha detto l'Arcivescovo Cruz. "Sono quindi, le loro azioni a dover essere penalizzate o assolte, non sono le loro vite che devono essere interrotte".

Mons Cruz sostiene che la pena capitale deve essere rigettata in ogni modo. Per questo ha esortato i leader delle nazioni a denunciare ad alta voce come "abominevoli" le condanne capitali da parte dello stato: " Non si tratta semplicemente di una volontà politica, ma di un imperativo etico".

Il prelato ha quindi condannato senza riserve la reintroduzione della pena capitale nelle Filippine come una promozione della "cultura di morte", i cui si invoca il governo ad uccidere i propri cittadini.

Le dichiarazioni dell'Arcivescovo Cruz risuonano un giorno dopo la visita di 13 ambasciatori europei al braccio della morte nella Prigione Nazionale delle Filippine. La visita è avvenuta ieri. In una conferenza stampa tenuta subito dopo, i diplomatici hanno ribadito il proprio rammarico per la scelta del governo di reintrodurre la pena di morte. Hanno dichiarato che molti paesi nel mondo hanno già eliminato questa forma di punizione e hanno sottolineato che uccidere le persone non è un deterrente al crimine.

L'ambasciatore Jan de Kok, capo della delegazione dell'unione Europea nelle Filippine, ha detto : "L'Unione Europea non discute sulla gravità dei reati per i quali gli individui sono condannati…l'UE tuttavia, rimane del parere che la pena di morte non produce alcun valore aggiunto in termini di deterrenza. Inoltre, ( in questi casi) qualsiasi errore giudiziario diventa irreversibile"

Attualmente nelle Filippine vi sono 1,005 persone nel braccio della morte: di essi, 17 sono stranieri (molti dei quali condannati per spaccio di sostanze stupefacenti) e 29 donne.  Nove donne hanno più di 60 anni di età e sono state condannate per reati legati alla droga. Il 30 gennaio prossimo 2 condannati a morte per rapimento saranno giustiziati con un'iniezione letale. Nel 2003 ci sono stati 158 casi di rapimenti. Il governo ha predisposto la pena di morte per i due, pensando che queste esecuzioni aiuterebbero a porre fine a questa tipo di reati nel paese. L'Arcivescovo ha replicato  duramente dichiarando che " il governo farebbe meglio a dimettersi se dovesse avvenire un solo episodio di rapimenti dopo le esecuzioni previste" (SE)

 

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