07/08/2008, 00.00
FILIPPINE
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Vescovi filippini “soddisfatti” per il blocco all'accordo con il Fronte islamico Moro

di Santosh Digal
Lo stop all’accordo fra governo e Milf salutato con favore dalla Chiesa cattolica, che denuncia la “mancata trasparenza” e lo “scarso coinvolgimento popolare”. Analisti parlano di una mossa della Arroyo per riscuotere consensi in vista delle elezioni presidenziali del 2010.

Manila (AsiaNews) – I vescovi filippini accolgono con “soddisfazione” la decisione della Corte suprema di bloccare la firma dell’accordo fra il governo e le truppe del Fronte islamico Moro (Milf), che avrebbe sancito i confini di una zona autonoma a maggioranza musulmana nel Mindanao (Armm).

Mons. Dinualdo Gutierrez, vescovo di Marbel, sottolinea che è stata presa la “giusta decisione” perché non tutti “sono a conoscenza dei contenuti” dell’accordo e delle conseguenze che esso potrà avere. Una posizione sostenuta anche dal vescovo di Digos, mons. Guillermo Afable, secondo il quale non è possibile escludere “nuovi episodi di violenza”. Entrambi i prelati non nascondo le loro “preoccupazioni” e lanciano accuse contro l’amministrazione del presidente Arroyo e il Milf, colpevoli di voler “ampliare i territori del Armm senza aver prima valutato a fondo” le opinioni di “cristiani e musulmani”, coinvolti in maniera diretta dall’accordo.

Mons. Afable evidenzia che “moltissime persone, in special modo nel Mindanao, non sanno nulla circa i contenuti del memorandum of agreement (Moa)” e invita il governo a chiarirne i punti principali “per evitare ulteriori problemi” o acuire tensioni e conflitti. Gli fa eco mons. Gutierrez, secondo il quale “le Filippine sono una democrazia a partecipazione popolare, per cui tutti i protagonisti vanno ascoltati con attenzione”. Egli ricorda che “cinque province sono contrarie alla sottoscrizione del memorandum”, che si sta rivelando sempre più causa di divisione fra le persone.

Mons. Deogracias Iñiguez, presidente della Commissione per gli affair pubblici della Conferenza episcopale filippina, sottolinea che il governo avrebbe dovuto “pubblicare una bozza degli accordi” prima della eventuale sottoscrizione, perché i contenuti interessano “cristiani e musulmani” e sono un elemento decisivo per una convivenza pacifica fra le due realtà.

Accuse al governo arrivano infine dall’arcivescovo di Zamboanga, mons. Romulo Valles, secondo il quale “nemmeno i cittadini coinvolti dal MOA sanno nulla dei contenuti”. Secondo alcuni esperti, il vero motivo per cui il governo preme per la firma dell’accordo è il desiderio del presidente Arroyo di “guadagnare consensi” in vista delle elezioni del 2010, utilizzando il trattato di pace come biglietto da visita per una conferma alla guida del Paese.

Martedì 5 luglio a Kidapawan, nel Nord Cotabato, oltre 5mila persone hanno partecipato a una manifestazione di protesta contro il mancato coinvolgimento della gente nell’elaborazione dell’accordo; indossando t-shirt e fasce rosse, essi esprimevano il proprio dissenso in merito "all’annessione di diversi villaggi del Nord Cotabato nei territori del Bangsamoro". Il giorno precedente un gruppo di ribelli del Milf ha esploso una dozzina di colpi di mortaio contro i soldati governativi nel sud delle Filippine, ignari dell’ordine di cessate il fuoco impartito dai vertici della guerriglia.

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