21/01/2006, 00.00
TIMOR EST
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Vescovo di Baucau: non serve una riconciliazione con Jakarta senza la giustizia

Gusmao presenta all'Onu il rapporto sui crimini a Timor Est. Le cifre, oltre 180 mila morti, sono tutte contro l'Indonesia, che sminuisce e respinge le accuse. Lo stesso presidente est-timorese afferma di cercare solo una giustizia costruttiva. Mons. Basilio do Nascimento: è ora che spieghi qui e  alla sua gente, cosa intende.

Baucau (AsiaNews) – La popolazione di Timor Est ha paura che in nome della riconciliazione si dimentichino le migliaia di vite umane perse durante l'occupazione indonesiana e chiede al presidente più dialogo e informazione sul problema. A farsi portavoce delle esigenze della "maggior parte dei timoresi" è il vescovo di Baucau, mons. Basilio dio Nascimento. Raggiunto telefonicamente da AsiaNews il presule ha commentato l'atteso rapporto sui crimini indonesiani a Timor Est, consegnato alle Nazioni Unite.

Ieri, infatti, il presidente est-timorese Xanana Gusmao ha presentato al Segretario generale Onu, Kofi Annan il frutto dei 3 anni e mezzo di lavoro della Commissione est-timorese per la Verità e la Riconciliazione. Le oltre 2 mila pagine documentano le atrocità commesse dalle autorità indonesiane nel corso dei 24 anni di occupazione di Timor Est, ex colonia portoghese che aveva ottenuto l'indipendenza nel 1974, ma era stata invasa dalle truppe indonesiane pochi mesi dopo. I militari indonesiani hanno utilizzati metodi quali ridurre alla fame i civili e stuprare le donne, causando tra il 1975 e il 1999 la morte di decine di migliaia di civili.

Le cifre oscillano tra 84 mila e 180 mila persone, pari a circa un terzo della popolazione, secondo i dati raccolti attraverso interviste a 8 mila testimoni. Il 90% delle vittime risulta morto per fame o malattie indotte. I soldati hanno usato il napalm e altre sostanze chimiche per avvelenare il cibo e le riserve d'acqua durante l'invasione del 1975.

"Pace, perdono, riconciliazione – dichiara il vescovo – sono valori importanti, ma non dobbiamo dimenticare la sofferenza della popolazione, che deve essere resa partecipe delle iniziative del governo". "Parlare in modo teorico di amicizia tra le de nazioni non funziona con chi ha avuto vittime tra i propri cari in quegli anni – continua mons. do Nascimento – i vertici dello stato devono considerare la popolazione un interlocutore necessario sulla questione". Il presule, come anche numerose organizzazioni per i diritti umani, chiede che il rapporto della Commissione venga reso pubblico: "Nessuno ne conosce l'esatto contenuto, la gente aspetta maggiori spiegazioni".

Secondo il portavoce del ministero indonesiano degli Esteri, Yuri Thamrin, "le segnalazioni contenute nel rapporto non sono realistiche… sono formulate in modo semplicistico da persone che non vivono a Timor est".  Il Segretario di stato indonesiano, Yusril Izha Mahendra, ha commentato il rapporto con un: è tempo di "guardare al futuro".

Lo stesso Gusmao, da New York, ha spiegato che scopo principale del documento è stabilire la verità su quello che è successo in modo che non si ripeta: "Le cifre non sono importanti, è importante la lezione". "Non vogliamo una giustizia punitiva, ma costruttiva". Riferendosi alle parole del presidente mons. do Nascimento si augura che Gusmao un giorno "spieghi esattamente cosa intende dire e farebbe bene a farlo qui, incontrando la gente".

Nel 1999 Timor Est ha votato per l'indipendenza attraverso un referendum sponsorizzato dalle Nazioni Unite. L'indipendenza ufficiale è arrivata nel 2002. Dopo il voto, Jakarta e Dili non hanno accolto la raccomandazione della Commissione Onu per la creazione di un tribunale internazionale, sostenendo che avrebbe rovinato le relazioni tra i due paesi. A marzo 2005, invece, hanno varato la Commissione bilaterale di Verità e Amicizia. Questa ha il potere di perseguire per vie legali i colpevoli di crimini di guerra, ma può offrire loro l'amnistia.

Oltre ad organizzazioni per i diritti umani anche la Chiesa cattolica locale chiede il costante intervento delle Nazioni Unite affinché "sia fatta giustizia per il popolo di Timor Est" tramite un tribunale internazionale.(MA)

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